Storia

Allattamento al seno, come facevamo una volta? Chi non voleva allattare ricorreva alla balia

L'allattamento al seno è riconosciuto come fondamentale per la salute del neonato e della madre. Un tempo chi non voleva o non poteva ricorreva alla balia.

Dal 1 al 7 ottobre in Italia e in molti Paesi europei si celebra la Settimana dell'allattamento al seno. Per i benefici che assicura ai neonati allattati al seno in maniera esclusiva nei loro primi 6 mesi di vita (tra cui una ridotta vulnerabilità alla malattie e un minore rischio di morte) questa pratica è oggi raccomandata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).

Ma è sempre stato così? La prassi dell'allattamento al seno è stata sempre universalmente riconosciuta come fondamentale per la salute del neonato e della madre? Ripercorriamo la storia dell'allattamento al seno attraverso l'articolo "Professione balia" di Claudia Giammatteo, tratto dagli archivi di Focus Storia.

Le origini "dell'oro in grembo". "O dea Rumina, abitua il neonato alla mammella". Così le giovani mamme dell'antica Roma invocavano la divinità che presiedeva all'allattamento, affinché donasse loro latte in abbondanza e favorisse l'attaccamento al seno. Se la preghiera non veniva esaudita, però, non necessariamente la vita delle loro creature era in pericolo: le romane agiate potevano ricorrere a un'altra puerpera "con l'oro in grembo", come si diceva. Cioè a una balia, che nutriva i bebè al loro posto.

Del resto, era un'usanza antica quanto il mondo. Fu questa, secondo il libro biblico della Genesi, la scelta di Rebecca, moglie di Isacco: "Morì Debora, balia di Rebecca, e fu sepolta al di sotto di Bethel, sotto la quercia". E la figura della nutrice era familiare in tutta la Mesopotamia, nell'antico Egitto e in Grecia, attraversando poi in varie forme tutti i secoli successivi, per estinguersi soltanto nel Novecento.

La balia ideale. Il baliatico (così gli storici chiamano questa pratica) è stato un fenomeno sociale sommerso. Ha marcato le divisioni sociali, diviso i benpensanti, segnato la storia dell'emancipazione femminile, provocato gioie e dolori in bambini accomunati dal destino di "fratelli di latte": re, nobili, borghesi o trovatelli che fossero. Ma come si sceglieva la balia? A Roma la nutrix ("nutrice") si pescava tra schiave o liberte che avevano figli e già allattavano.

Oppure si andavano a cercare alla Colonna Lattaria, nel Foro Olitorio, dove si lasciavano anche i neonati indesiderati, sperando venissero nutriti. Il puericultore greco Sorano di Efeso, nel secolo d.C., stabilì precisi canoni fisici e morali per la balia ideale: doveva essere "pulita, onesta, pacata, in buona salute", avere "media corporatura, età compresa tra i 20 e i 40 anni, un figlio di età inferiore ai due mesi, un latte né troppo chiaro, né troppo denso".

Nel Duecento, il celebre medico Aldobrandino di Siena rincarò la dose e fissò regole ancora più severe, convinto che attraverso il latte le balie potessero trasmettere non solo malattie, ma anche vizi e turbe psichiche.

Le ire della Chiesa. In pieno Medioevo, tra il X e il XV secolo, ricorrere alla balia era comunissimo in tutta Europa: i francesi la chiamavano nourrice, gli inglesi wet nurse ("infermiera bagnata"). La Chiesa però storceva il naso.

Davanti alla prospettiva che le puerpere rinunciassero alle fatiche della maternità con disinvoltura eccessiva, magari per conservare i loro bei seni turgidi, i parroci condannavano senza appello, come si legge in un testo dell'epoca, "la cattiva abitudine, in auge da molto tempo, che fa sì che le madri si dispensino dal nutrire i figli con il loro latte".

Allattamento e rapporti sessuali. Convinto della perfezione del latte materno, il medico francese Ambroise Paré (1510- 1590) aggiungeva: "Pensate forse che la natura abbia dato alle donne mammelle con i capezzoli come fossero pori leggiadri per ornare il loro petto e non per nutrire i figli?".

C'era poi la convinzione che chi allattava non potesse avere rapporti sessuali. È sempre Paré a confermarlo: "il latte ha cattivo odore ed è pernicioso per il bambino quando la levatrice o la madre hanno ripreso la vita sessuale". Anche per questo far nutrire e cullare i propri figli a una nutrice era visto con favore dagli sposi. O almeno da quelli che volevano tornare a una vita di coppia degna di questo nome.

Allattamento al seno - Illustrazione tedesca 1911
Illustrazione di una mamma tedesca che allatta al seno il suo bambino (1911). © Hein Nouwens / Shutterstock

Scelta di classe. C'erano poi gli obblighi di rango. «Le donne delle classi più elevate non potevano compromettere la loro posizione sociale con comportamenti ambigui», spiega lo storico francese Philippe Beassant nel libro Anche il Re Sole sorge al mattino (Fazi Editore). «Procurare il cibo era un mestiere da domestici e di conseguenza delegare alle donne del popolo l'allattamento dei figli era rispettoso dell'ordine naturale».

A riabilitare il seno materno in terra francese fu il filosofo Jean-Jacques Rousseau che nel suo trattato di pedagogia, Emilio, nel 1762 tuonava così: "Nulla può supplire l'attenzione materna". Non solo: insinuava nelle madri l'atroce dubbio che, non allattandoli, i figli si affezionassero più alla balia che alla madre. E un altro illuminista, il conte Pietro Verri, quando assunse una balia perché la moglie non aveva abbastanza latte, annotò nel suo diario queste righe, rivolte alla piccola figlia Teresa: "La villana vi darà le poppe ma non vi toccherà mai [...] voglio che vi affezioniate a lei meno che si può".

Baliatico solidale. Le balie, però, non erano tutte uguali. Quelle che allattavano i bebè della comunità o del villaggio (spesso anche levatrici, ossia ostetriche), o negli orfanotrofi, erano molto rispettate. Senza di loro i neonati indesiderati, affidati alle "ruote degli esposti" dal 1805 rese obbligatorie da Napoleone davanti a chiese, conventi e case di balie e levatrici, sarebbero morti. Nella Pia casa degli esposti di Milano, fondata dall'imperatrice Maria Teresa d'Asburgo, tra il 1780 e il 1866 nel "pubblico stabilimento di baliatico gratuito" furono allattati qualcosa come 213.649 bambini.

Mentre la grandissima maggioranza delle madri illegittime ospitate alla Maternità di Brescia tra il 1837 e il 1866 si trattennero come nutrici. Gratis il primo mese, a pagamento quelli successivi. Per sfuggire ai contagi delle malattie, poi, si spedivano i lattanti presso nutrici di campagna. Qui però i piccoli sfuggivano al controllo famigliare e qualche volta capitava lo scambio tra "fratelli di latte". Per non parlare dei casi in cui i neonati venivano soffocati da balie senza scrupoli, che continuavano a incassare il denaro finché non venivano scoperte.

Allattamento al seno - Ospedale
Infermiera in un ospedale ai primi del Novecento. © chippix / Shutterstock

Ragazze con la valigia. Allattare figli altrui divenne una professione tra '800 e '900. In quel periodo, in Italia, ci fu un vero boom di balie. Molte giovani donne abbandonarono le regioni più povere, spesso abbandonando i propri lattanti, per accudire i neonati di notabili borghesi o aristocratici in città. «In generale, si trattava di robuste contadine di Friuli, Veneto, Garfagnana (Toscana), Ciociaria (Lazio). Zone salubri che assicuravano, attraverso il latte, sostanze utili alla crescita dei ricchi pargoli. Le più ricercate erano le balie toscane, perché parlavano un italiano corretto», racconta la storica Adriana Dadà, docente all'Università di Firenze, nel saggio Il lavoro di balia (Pacini Editore). Le destinazioni di queste balie itineranti erano per circa il 40% la Toscana, il 25% altre regioni italiane, mentre il 35% andava all'estero, soprattutto Francia, Germania e Austria, ma anche gli Stati Uniti e le colonie francesi del Nord Africa.

Professione balia. Nel 1887, per mettere ordine in tutto questo viavai femminile e limitare i rischi per i bambini, un regolamento (la Circolare Nicotera) stabilì che per esercitare il mestiere di balia era necessario un certificato che attestava "il buono stato di salute". Per evitare brutte sorprese, le famiglie andavano a casa dell'aspirante balia o inviavano il proprio medico di fiducia per valutare la qualità del latte: una procedura umiliante, cui si aggiungeva la richiesta di referenze.

Latte amaro. C'è da dire, però, che fino agli Anni '30, quello della balia rimase un lavoro redditizio, con salari tripli rispetto a quelli di un uomo. Ma erano soldi bagnati di lacrime. «Da una parte le balie furono osteggiate dal clero», spiega l'antropologa Daniela Perco, «che vedeva nella "baliomania" delle contadine, che lasciavano a casa i propri figli, un attentato alla maternità.

Dall'altra, i benpensanti accusavano le balie di "maternità mercenaria", considerata vicina al "meretricio"». Il giornale La Garfagnana dell'11 novembre 1897 bollò l'emigrazione delle giovani mamme lucchesi a Marsiglia come "una turpe e scandalosa speculazione". Tornate a casa, il problema delle ragazze era ricucire i rapporti con i propri cari. Una di loro raccontò: "Quando tornai mio figlio non mi riconosceva e non potei né sgridarlo, né rimproverarlo, perché si era abituato ad altre figure, non a quella della madre".  

Questo articolo è tratto da Focus Storia. Perché non ti abboni?

6 ottobre 2022
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