L'adolescenza bohémien del Führer raccontata dal suo migliore, e unico, amico di gioventù, nell'articolo "Il giovane Hitler" di Roberto Festorazzi, tratto dagli archivi di Focus Storia. Quando entrambi coltivavano solo ambizioni artistiche.
Le origini. L'infanzia e l'adolescenza di Adolf Hitler (1889-1945) rappresentano i capitoli più oscuri della vita dell'uomo che sconvolse i destini del Ventesimo secolo. Lo stesso Führer, negli anni del potere, cercò di cancellare le tracce dei suoi retaggi familiari. Troncò sul nascere ogni discussione sulle sue origini, e non perché temesse una qualche infiltrazione di geni dell'odiata razza ebraica nel suo albero genealogico.
La ragione era un'altra: provenendo i suoi antenati da una regione periferica dell'Impero asburgico (al confine tra le attuali Austria e Repubblica Ceca), non era in grado di fornire un'adeguata certificazione della sua "purezza" germanica. Due tra i più accreditati biografi del capo del nazismo, il britannico Ian Kershaw e il tedesco Joachim Fest, nelle loro monumentali opere hanno dedicato poche decine di pagine ai primi 25 anni dell'esistenza del futuro Führer.
Fonti storiche. Ma è davvero impossibile documentare il giovane Hitler? In verità, esistono fonti di grande importanza che consentono di penetrare nella mente oscura di questo ragazzo austriaco che dissipò l'eredità di famiglia per inseguire il sogno impossibile di diventare un artista. In una Vienna in cui si consumavano gli ultimi bagliori di magnificenza dell'impero.
FERVORE CREATIVO. August Kubizek, figlio di un tappezziere, fu l'unico amico che Hitler ebbe nella sua vita. Proprio a lui dobbiamo il racconto di aspetti della personalità del futuro Führer che molti ignorano e che gli stessi storici non hanno mai enfatizzato: in primo luogo, il suo fervore creativo. I due si conobbero a Linz, dove abitavano, nel 1905 quando Adolf era sedicenne. Condividevano gli stessi gusti musicali e insieme andavano a teatro ad assistere all'opera. Si frequentarono così per alcuni anni, fino al 1908, quando August raggiunse Adolf a Vienna per seguire i corsi al Conservatorio.
Il lato oscuro. Poi, un giorno, Kubizek, rientrato nella capitale dopo un periodo di assenza, non trovò più il suo amico all'indirizzo dove avevano coabitato: Hitler aveva voluto scomparire dalla vita di colui che era stato il suo alter ego. Proprio per questa sua unicità, Kubizek è stato molto più che un semplice amico del futuro Führer: fu testimone del definitivo prevalere del lato oscuro del suo carattere, tanto da assistere all'atto di nascita del carisma malato dell'amico, in una notte del 1907.
ARCHITETTO BOHÉMIEN. August, per Adolf "Gustl", era nato nel 1888, dunque era maggiore di un anno di Hitler, ed era destinato a una brillante carriera da direttore d'orchestra. Prima di morire, nel 1956, diede alle stampe un volume che esponeva il percorso di rivelazione del magnetismo incantatore del futuro Cancelliere del Reich. Le memorie di Kubizek, di recente, sono state tradotte in italiano e meritano di essere ripercorse per portare alla luce le ambizioni del ragazzo che scalerà le vette del potere. Prima ancora di essere preso dall'ossessione dell'antisemitismo, in Hitler albergava un temperamento da architetto bohémien, che gli fece immaginare la completa rivisitazione di due città: Linz e Vienna.
Urbanista mancato. Con il blocco degli schizzi in mano, Adolf dava forma a veri e propri progetti di riforma urbana che poi, in parte, realizzò, dopo l'annessione al Reich tedesco dell'Austria, con l'Anschluss del 1938. Il nuovo ponte sul Danubio, a Linz, uscito dalla mente del giovane Hitler nel 1907-1908, infatti, un trentennio dopo divenne realtà. I disegni di Adolf spaziavano in tutti gli ambiti: raffigurò, su carta, un nuovo e maestoso municipio, una sala da concerti che potesse rimediare alla cattiva acustica del teatro cittadino, e rimodellò l'antico castello. Partorì anche idee per la riprogettazione della piazza principale di Linz, per la realizzazione di una moderna cattedrale e il rinnovamento del museo.
Avanguardia viennese. Non ultima, per importanza, era la fantasticheria che popolava i suoi sogni d'adolescente: la fondazione di una specie di Casa degli Artisti di cui lui e Gustl sarebbero stati gli animatori. Non furono trasformati in atti concreti neppure i piani di rilancio dell'edilizia popolare che Hitler concepì nel periodo in cui convisse con Kubizek in una squallida stanza, nella metropoli austriaca, dopo alcune giornate di perlustrazione da un capo all'altro di Vienna. Bisogna considerare che, in quegli anni d'inizio secolo, Adolf era un ragazzo di provincia sbalzato nella grande capitale in cui dominavano le visioni dell'avanguardia artistica della Secessione viennese (Sezessionstil).
Artista incompreso. Vienna per il giovane Hitler era il luogo giusto dove coltivare illusioni che tuttavia si trasformarono presto in cocenti delusioni, dopo che le porte dell'Accademia di Belle Arti gli furono sbarrate. Ciononostante, l'artista incompreso e fallito continuava a cercare di dare forma alle sue visioni architettoniche.
Ossessioni. Il 7 maggio 1906, inviò all'amico una cartolina illustrata dell'Imperiale Opera di Vienna, nella quale scrisse: "L'interno del palazzo non è esaltante. Nonostante l'imponente maestosità degli esterni conferisca all'edificio la solennità di un monumento d'arte, l'interno colpisce come qualcosa di notevole piuttosto che di impressionante. Soltanto quando il sonoro travolgente si diffonde a ondate impetuose nello spazio e il sibilo del vento cede il passo al tremendo e imponente incedere del suono, solo allora si percepisce la nobiltà del luogo e si dimenticano gli ori e i velluti che stipano l'interno".
Kubizek finisce per osservare che la conquista del potere, da parte di Hitler, fu anche un modo di procurarsi i mezzi per realizzare le sue ossessioni urbanistiche.
SEGNALI INQUIETANTI. Ciò che più impressiona, nella dinamica di fascinazione che il fondatore del Terzo Reich esercitò sull'amico, è che questi si trasformò nel suo primo discepolo e seguace. August, a quanto racconta lui stesso, non fu più di tanto turbato dalle asprezze caratteriali, dalle frequenti escandescenze o dagli eccessi maniacali dell'amico. Questo perché li considerava tutti aspetti di una personalità eccentrica, senza sospettare che potessero svelare invece uno squilibrio psichico. Scrive inoltre che "Hitler era pieno di profonda empatia e compassione. Mostrò sempre un commovente interesse verso di me. Senza che gli parlassi, sapeva esattamente come mi sentissi".
Tutto in una notte? In quella notte del 1907, cui si è già fatto cenno, Kubizek fu rapito dalla "trasfigurazione" di Adolf, sulla cima dell'altura del Freinberg che domina Linz. Il fenomeno che racconta assomiglia a una sorta di autoipnosi. Così descrive infatti quell'ora di delirio: "I suoi occhi erano colmi d'eccitazione. Le parole non uscivano fluidamente dalla sua bocca come succedeva di solito, ma con uno scoppiettio, rauche e sorde".
L'inizio della fine. Nelle parole dell'amico, Adolf era divenuto una sorta di entità aliena: "Era come se un'altra persona parlasse dal suo corpo e lo commuovesse quanto me. Sentivo come se lui stesso ascoltasse con stupore e partecipazione quello che usciva dalla sua bocca con una forza primordiale". E ancora: "Parlò di una missione speciale che un giorno gli sarebbe stata affidata, e io, il suo unico ascoltatore, non riuscii a capire cosa intendesse". Era nato il mostro che avrebbe fatalmente illuso e stregato milioni di tedeschi.
Questo articolo è tratto da Focus Storia. Perché non ti abboni?