Storia

A caccia, un milione e mezzo di anni fa

In una serie di impronte fossili rinvenute in Kenia, la fotografia di una battuta di caccia preistorica.

Neil Roach è un paleoantropologo del Museo americano di storia saturale di New York. Di recente è tornato sulle tracce, letteralmente, di una scoperta del 2009 fatta nei dintorni del villaggio Ileret, in Kenya: il ritrovamento di una serie di impronte di ominidi. All'epoca le impronte classificate erano state 22: a seguito del ritrovamento gli studiosi pubblicarono questo articolo su Science, focalizzandosi sull'anatomia delle orme e stabilendo che appartenevano a individui di Homo erectus, la cui camminata appariva molto simile alla nostra.

A CACCIA. Grazie al nuovo studio di Roach, presentato alla conferenza annuale della Società di paleoantropologia tenutasi a San Francisco e riportato da Nature, si è scoperto che le impronte sono in realtà 100, che con tutta probabilità risalgono allo stessa giornata vissuta da uno stesso gruppo di uomini adulti.

Una delle impronte ritrovate vicino al villaggio Ileret, in Kenya.

Messe a confronto con quelle di altri animali, il team ha dimostrato che le impronte si muovono nella stessa direzione dei predatori, ovvero costeggiando il lago, mentre le impronte degli erbivori si dirigono verso il lago. «Quello che abbiamo scoperto», ha spiegato Roach, «è che si tratta di diversi individui, probabilmente maschi, che si muovono lungo la riva del lago nello stesso modo in cui si muovono i carnivori.»

In base a studi precedenti sugli utensili utilizzati dall'Homo erectus, questa specie sarebbe stata più incline alla caccia rispetto alle precedenti e secondo Roach e colleghi quello che è stato rinvenuto a Iliret è l'istantanea di una vera e propria battuta di caccia.

L'IMPORTANZA DELLE ORME. Sempre su Nature il paleoantropologo Curtis Marean dell'Università Statale dell'Arizona ha obiettato che si possono fare altre ipotesi sull'attività in cui erano coinvolti questi ominidi. Per esempio, spiega, «sulle rive del lago potevano esserci piante di cui si stavano nutrendo». Lo scienziato concorda però sull'importanza di questo studio. Le impronte fossili umane sono infatti molto rare, perché molto soggette all'erosione. A differenza delle ossa o degli utensili, le orme possono fornirci informazioni su un momento preciso nella vita quotidiana dei nostri antenati.

21 aprile 2015 Sara Zapponi
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