Nel cuore del deserto della Jornada del Muerto, in New Mexico, un fungo atomico squarcia il cielo e infrange il silenzio. È la mattina del 16 luglio 1945 (il tardo pomeriggio in Italia) e gli scienziati del progetto Manhattan, che si occupano di realizzare i primi esperimenti nucleari, hanno appena testato la potenza di Gadget, la prima bomba atomica della storia. Sono passati più di settant’anni da quell'avvenimento che ha cambiato le sorti dell’umanità.
Il test. Vicino ad Alamogordo, nel quartiere generale del progetto, il Generale Leslie Groves e il fisico Robert Oppenheimer organizzarono e supervisionarono il lancio della prima bomba al plutonio, davanti agli occhi degli altri ricercatori impegnati nel programma Manhattan.
Il lancio di The Gadget - nome piuttosto ironico per un’arma capace di liberare un’energia uguale a quella emessa dall’esplosione di 19-21mila tonnellate di tritolo – venne chiamato in codice Trinity e fu, ovviamente, realizzato in tutta segretezza. La bomba al plutonio venne issata su una torre d’acciaio alta 30 metri e sganciata dopo un conto alla rovescia che sembrò durare un’eternità.
Il personale che supervisionò l’esperimento rimase al sicuro in alcuni bunker collocati a circa nove chilometri dal luogo della deflagrazione. Arrivati allo “zero”, la bomba esplose producendo un’enorme palla infuocata che dopo qualche secondo si alzò formando un fungo atomico alto oltre 12 km. Uno spettacolo emozionante e terribile allo stesso tempo. Ecco le immagini tratte dalle riprese ufficiali.
Le parole dei protagonisti. Gioia, euforia, sollievo: furono questi i sentimenti che dichiararono di aver provato i fisici e il personale presente. Ci fu chi ballò, chi fece battute e chi brindò con una bottiglia di whiskey, come si racconta sul sito del'US Energy Department.
Ma dopo i primi entusiasmi dovuti alla riuscita del test, l’umore del team del Project Manhattan si adombrò: ci si rese conto che nulla sarebbe più stato come prima e che il mondo era ormai entrato in un’altra era, quella nucleare. Robert Oppenheimer, intervistato, citò quella che gli sembrò la frase più adatta alla circostanza, una riga tratta dal testo sacro indù Bhagavad-Gita: «Sono diventato la Morte, il distruttore dei mondi».
Il commento di Oppenheinmer (0:53)
Nemmeno un mese dopo infatti, il 6 agosto 1945, la bomba atomica Little Boy venne sganciata su Hiroshima. Morirono all’istante 80mila persone.