"Era dal giorno prima che la terra tremava", così scriveva, circa 2mila anni fa, Plinio il Giovane nella sua epistola a Tacito, descrivendo l'eruzione del Vesuvio.
Oggi, un nuovo studio nato dalla collaborazione tra l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e il Parco Archeologico di Pompei conferma, comevi avevamo già raccontato, che un terremoto in concomitanza con l'eruzione vulcanica del 24 ottobre del 79 d.C. potrebbe aver spinto i pompeiani a cercare riparo all'aperto, dove furono successivamente investiti dalla nube piroclastica.
Indizi di un crollo. I ricercatori avendo scoperto a Pompei due scheletri tra le rovine della Casa dei Pittori al Lavoro (REGIO IX, 12) , dopo aver analizzato i traumi e le fratture sui corpi, hanno concluso che la loro morte fu causata dal crollo dei muri provocato proprio da un terremoto: le caratteristiche degli edifici crollati, infatti, non coincidevano con gli effetti vulcanici descritti in letteratura.
Un puzzle da comporre. «E stato difficile valutare l'impatto dei terremoti in concomitanza con l'eruzione vulcanica perché l'effetto di queste due calamità naturali tende a sovrapporsi», spiega Domenico Sparice, vulcanologo dell'INGV, autore dello studio pubblicato su Frontiers in Earth Science. «siamo, però, riusciti a dimostrare che il sisma durante l'eruzione ha avuto un ruolo decisivo nella distruzione di Pompei e probabilmente ha influenzato le scelte dei pompeiani, costretti ad andare incontro, per un motivo o per l'altro, a una morte inevitabile».
Cronaca di un disastro. L'eruzione colse i pompeiani nel pieno delle attività quotidiane. Per circa 18 ore, lapilli di pomice caddero sulla città, inducendo la popolazione a cercare rifugio. Quando l'eruzione si interruppe, gli abitanti convinti di essere al sicuro, nelle loro abitazioni, furono sorpresi da forti terremoti.
«Le persone che non fuggirono dai loro rifugi probabilmente furono travolte dai crolli indotti dal terremoto di edifici già sovraccarichi di lava e cenere. Questo, di sicuro, è stato il destino dei due scheletri ritrovati durante gli scavi: si tratta dei resti di due uomini sui cinquant'anni, il primo è stato schiacciato improvvisamente dal crollo di un muro, l'altro cercò di proteggersi con un oggetto di legno rotondo, ma non scampò ugualmente alla morte», spiega Valeria Amoretti, antropologa e direttrice del Laboratorio di Ricerca Applicata del Parco Archeologico di Pompei.
Decidere di che morte morire. Il numero di vittime rinvenute nei depositi di cenere suggerisce che l'ipotesi di fuggire, seppur disperata, venne presa in considerazione da molti abitanti di Pompei, anche se non esistono stime certe sul numero di persone morte a causa del vulcano o dei terremoti.
«Questo nuovo scenario sulla distruzione di Pompei, chiarisce molte cose sulle scelte compiute dagli abitanti della città, costretti a decidere repentinamente se fuggire o nascondersi, andando incontro in ogni caso a morte certa», conclude Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco archeologico di Pompei.