Il Teatro alla Scala di Milano è un'istituzione nel mondo della Lirica e della cultura. La sua storia è ricca di curiosità storiche (e musicali) a iniziare dal nome che deriva da quello dalla piazza dove è stato costruito, l’omonima piazza della Scala.
Questa, a sua volta, si chiama così perché vi sorgeva, dal 1381, la chiesa di Santa Maria alla Scala. Questa chiesa prese il nome della sua committente, Beatrice Regina della Scala, discendente della potente dinastia veronese, oggi estinta, dei della Scala (era nota anche come “famiglia scaligera”).
Regina della Scala sposò nel 1345, a soli 12 anni, Bernabò Visconti, signore di Milano, e gli diede 15 figli. Quando nel 1776 Maria Teresa d’Austria ordinò la costruzione del teatro, la preesistente chiesa, di stile gotico, fu abbattuta per far posto al nuovo tempio della lirica.
La prima delle prime. Il Teatro alla Scala venne inaugurato il 3 agosto 1778. Realizzato per decreto di Maria Teresa d’Austria. Doveva essere il più grande e la stessa Opera di Vienna venne poi costruita sul suo esempio. Nacque dalle ceneri del Teatro Regio di Villa Reale, distrutto da un incendio il 23 febbraio del 1776. E dalle macerie della chiesa pericolante di Santa Maria della Scala, demolita per fargli posto, da cui prese il nome. Nel 1778 l’architetto Giuseppe Piermarini portò a termine il teatro, che fu inaugurato il 3 agosto con un’opera di Antonio Salieri, L’Europa riconosciuta. Soltanto dal 1940 la Prima, ovvero la prima rappresentazione della nuova Stagione, si tiene nella sera del 7 dicembre, giorno di Sant’Ambrogio, patrono di Milano.
Dimmi che palchetto hai... Il palchetto era di proprietà delle singole famiglie (era una forma di sovvenzione al teatro) e ciascuna lo addobbava a piacimento. Anzi, dalla sontuosità del palchetto si riconosceva lo status sociale del proprietario. Solo la tendina, che dà sulla platea, doveva essere rigorosamente uniforme. Ma non è sempre stata rossa. Anzi, a metà Ottocento tutti i tendaggi erano azzurri. E non mancava chi dietro le tende faceva il caffé o... altro.
Nell’intervallo, la corsa dei cavalli. Prima e dopo, gioco d’azzardo. Le 700 seggiole della platea, un tempo destinate alle classi “inferiori”, erano mobili così da poter essere facilmente spostate per far posto a un’area libera, dove si poteva ballare e persino partecipare a gare di equitazione. Nel ‘800, nel ridotto della Scala la bisca funzionava da mezzodì alle 4 del mattino.
Il palchetto numero 13. Non si sa esattamente a quale famiglia appartenesse (anche perché i palchetti potevano essere rivenduti) ma certamente doveva trattarsi di gente curiosa.
Il palchetto è interamente tappezzato di specchi, disposti con perizia, in modo da poter osservare ogni angolo del teatro e “spiare” le mosse di tutti.
Il teatro dei fantasmi. Leggenda vuole che il Teatro alla Scala ospiti il fantasma di Maria Malibran, celebre soprano del XIX secolo, morta giovane. Altri, invece, hanno “visto” qui lo spirito di Maria Callas.
Luogo di ritrovo. In uno dei ridotti, al secondo piano, si trovava una vera e propria cucina, dove i signori ordinavano alla servitù di preparare gustosi manicaretti. E, dalle carte dell’epoca, risulta che molti, nel piano sottostante, si siano lamentati per i resti di cibo che volavano da sopra!
Cristallo di Boemia? No, plastica. Una delle attrattive più note della Scala è l’enorme lampadario centrale, che conta ben 400 lampadine. Per dare un’idea delle dimensioni, basti pensare che nella coppa con cui è applicato al soffitto può entrare un uomo. Ebbene, non è tutto cristallo di Boemia: le cupolette sono di plastica, ma la decisione non è stata presa per motivi economici, bensì di sicurezza, perché altrimenti la struttura avrebbe raggiunto un peso eccessivo. Il lampadario che vediamo oggi non è quello originale ottocentesco, ma una copia, realizzata dopo i bombardamenti della II Guerra mondiale. Per pulirlo, occorrono venti giorni.
Il “do di petto” del tenore Francesco Tamagno (1850-1902), tra i preferiti da Giuseppe Verdi, si dice fosse così potente da farlo tremare.
La piccola Scala. Fino al 2000, all’interno del complesso edificio c’era un piccolo teatro, chiamato la Piccola Scala. Dotato di soli 600 posti, originariamente era destinato all’allestimento di opere da camera moderne e al patrimonio melodrammatico antico. Inaugurata il 26 dicembre 1955 con il Matrimonio segreto, opera di Domenico Cimarosa, la Piccola Scala fu chiusa nel 1983 e definitivamente abbattuta, anzi inglobata nella Scala, con la ristrutturazione del 2000.
Tempio della lirica. Il Teatro alla Scala è ottimo per la lirica, ma è solo discreto per la musica sinfonica, al punto che, secondo gli esperti, anche le orchestre migliori talvolta sembra che suonino con la sordina. La musica strumentale, infatti, necessita di un tempo di riverbero più lungo, e per ottenerlo si ricorre a strutture in grado di “rompere” il suono e diffonderlo in tutta la sala. Queste strutture mancano alla Scala.
Punto Callas. La Callas individuò il punto preciso del palcoscenico da dove far arrivare la sua voce ovunque. Il famoso «punto Callas».
Oggi la Scala è sede dell’omonima orchestra, corpo di ballo, coro e Filarmonica, oltre che dell’Accademia e di una scuola di musica, ballo e mestieri legati al teatro. Ospita anche il Museo teatrale (nel quale si trova questo ritratto della Callas) e da dove si può entrare nel Teatro per affacciarsi da un palco e ammirare l'interno della Scala.
Professionisti dell’ovazione (o dei fischi). A Parigi, a partire dal 1820, comparvero agenzie specializzate che proponevano veri professionisti dell’applauso o della richiesta di bis. Alla Scala di Milano, nel 1919, per supportare i cantanti d’opera il listino prezzi prevedeva il pagamento di 25 lire (30 euro attuali) per gli uomini e di 15 per le donne.
Notoriamente i loggionisti della Scala sono il pubblico più competente ed esigente della lirica. I loro applausi e soprattutto le loro contestazioni fanno parte di una liturgia che può piacere o no, ma che secondo l’attuale sovraintendente e direttore artistico della Scala, Alexander Pereira, porta molti cantanti a evitare il palcoscenico della Scala.
Il palcoscenico più avanzato del mondo. Tra il 2002 e il 2004 la Scala è stata ristrutturata: il progetto dello svizzero Mario Botta ha aggiunto una torre scenica più grande, mentre un'avveniristica macchina scenica è stata realizzata dall'ingegnere Franco Malgrande. Ed è ora il nuovo cuore creativo della Scala di Milano: ha una movimentazione articolata che da 18 metri sotto terra - dove si prepara l'arredo - può portare le scene fino a 4 metri di altezza sopra il livello normale del palco.