Una notizia elettrizzante ha scosso il mondo dell'archeologia, verso la fine dello scorso anno: nuove indagini effettuate col dispiegamento di tecnologie applicate in modo innovativo suggerivano - con pochi dubbi - la possibilità che la tomba del faraone bambino, Tutankhamon, fosse l'anticamera di un vano nascosto. Una camera funeraria - è stata fin da subito l'ipotesi - che poteva forse, senza dubbio, ospitare i resti e le ricchezze della regina Nefertiti.
Una storia formidabile, con gli ingredienti giusti per ricreare quel clima di suspense tipico delle grandi scoperte archeologiche in Egitto: false pareti, passaggi nascosti, maledizioni, tesori, mummie e faraoni.
C'è solo un problema: l'annuncio sembra fosse infondato. E non è tutto: gli scienziati, adesso, affermano che "la verità, basata su nuove ricerche, è stata soppressa dalle autorità del Cairo". Facciamo un po' di Storia...
La storia della Storia. In breve, i primi annunci dell'allora ministro delle antichità, Mamdouh Eldamaty, davano al 90% l'esistenza di una camera mai individuata prima dietro una parete dela tomba del faraone bambino: era, per Eldamaty, una conferma delle ipotesi dell'egittologo Nicholas Reeves sul luogo di sepoltura della bellissima e mitica regina Nefertiti.
I risultati di ulteriori indagini effettuate quest'anno da Dean Goodman (geofisico) per conto della National Geographical Society (NGS) non sono stati divulgati nei dettagli, per via di un precedente accordo di riservatezza, ma un commento non ufficiale del prestigioso ente britannico lascia intendere che "se ci fosse un vuoto la scansione con i radar dovrebbe dare risultati inequivocabili, che invece non ci sono".
Nel mese di marzo Mamdouh Eldamaty è stato sostituito.
Una successiva dichiarazione, ufficiale, della NGS è semplicemente lapidaria: "i risultati della ricerca sono stati condivisi con il ministero delle antichità egiziano: qualunque domanda deve essere rivolta a loro".
Telefono bollente. Pare che in molti abbiano raccolto l'invito e che nessuno abbia avuto risposta. Lawrence Conyers, antropologo presso l'università di Denver ed esperto del sistema di ricerca radar applicato all'archeologia, ha poi affermato che «la metodologia usata da NGS nella tomba di Tutankhamon è assolutamente corretta: da quanto ho capito non c'è nulla da scoprire».
L'estinto regno della scienza. Un ricercatore abbastanza familiare con la controversia si è sfogato con un commento sul Guardian: «... gli egiziani sono impazziti su questa storia, che è diventata politicamente tossica. Quando un'autorità scientifica viene rimossa semplicemente perché ha un'idea diversa dall'autorità politica... meglio fare un passo indietro. Abbiamo lasciato il regno della scienza!»
L'altra versione. L'eccitazione iniziale sulla possibilità di trovare la tomba di Nefertiti era alimentata dal lavoro di un veterano dell'archeologia, il giapponese Hirokatsu Watanabe, che adesso si trova nell'occhio del ciclone perché rifiuta di condividere i dati grezzi della sua ricerca.
Nel corso di una conferenza stampa al Cairo, Watanabe si è difeso affermando che, dopo oltre 40 anni di esperienza sul campo, i suoi metodi e le sue attrezzature sono talmente personalizzate da essere del tutto indecifrabili a chiunque altro. «Ma mi fido completamente dei miei dati», ha concluso.