Mistero

Il principe Vlad III di Valacchia, il "vero" Dracula, piangeva lacrime di sangue

Vlad III di Valacchia, il nobile rumeno che ispirò il romanzo Dracula di Bram Stoker, soffriva di emolacria (una patologia oculare) e di problemi respiratori.

Vlad III di Valacchia, nobile militare rumeno (1431-1476 o '77), il principe dalla fama sinistra che sembra aver ispirato allo scrittore irlandese Bram Stoker il personaggio del Conte Dracula (nel romanzo gotico Dracula del 1897), non era un vampiro ma era forse affetto da emolacria, una condizione clinica che porta a secernere lacrime miste a sangue

Carta canta. È quanto emerge da un articolo di recente pubblicato su Analytical Chemistry, rivista specializzata dell'American Chemical Society, che racconta i risultati dell'analisi di alcune proteine rivelatrici su tre lettere scritte dal politico nel XV secolo.

La ricerca internazionale condotta dall'Università di Catania, con la collaborazione tra gli altri del Politecnico di Milano, è partita dai tre documenti per effettuare una sorta di esame clinico a distanza di oltre cinquecento anni e spiegare in parte la misteriosa e cupa reputazione del principe.

La lettera del 1475 che conterrebbe le prove di una patologia oculare. © M. G. G. Pittala et al.

Fama sanguinaria. Diverse testimonianze storiche riportavano che Vlad piangesse lacrime di sangue, un aspetto che avrebbe forse destato meno terrore se lo spietato principe dell'odierna Romania, secondo figlio di Vlad Dracula, "il Drago" (pertanto noto come Vlad Dracula, "figlio del Drago") non fosse stato tristemente famoso per la consuetudine di impalare i nemici, donne e bambini compresi. Abitudine per il quale era anche soprannominato Vlad l'Impalatore. 

Tracce invisibili. Gli scienziati hanno analizzato la superficie di tre lettere scritte a mano da Vlad ai governanti della città di Sibiu, in Romania, la prima delle quali, datata 1475, contiene la firma autografa del principe. Con una pellicola di etilene-vinil-acetato hanno estratto proteine e altre molecole dai tre documenti - senza danneggiarli -, e le hanno analizzate con la tecnica della spettrometria di massa, che permette di caratterizzare tutte le proteine presenti in un campione. Si sono concentrati soprattutto sulle proteine più antiche e degradate, quelle più probabilmente lasciate da Vlad mentre scriveva. 

Il paziente Dracula. Gli studiosi ne hanno identificate un centinaio di origine umana, 31 delle quali di particolare interesse, perché legate a proteine del sangue o del sistema respiratorio, ma anche a malattie delle ciglia o della retina, o comunque a processi infiammatori. La lettera del 1475, in particolare, conteneva tre molecole associate a proteine della retina e alle lacrime. Secondo gli autori, ci sono elementi per credere che Vlad l'Impalatore soffrisse di emolacria, e anche di una malattia infiammatoria della pelle, nonché di una patologia respiratoria. Potrebbe anche essere stato esposto a batteri affini a quello della peste, mentre altre molecole suggeriscono la presenza nell'ambiente in cui scriveva di moscerini della frutta, muffe e zecche.

 

Assassino malato. Di certo non si può escludere la possibilità che le proteine umane campionate siano state lasciate da altre persone che maneggiarono i documenti, ma l'ipotesi che anche il crudele "vero" Dracula avesse un punto debole, per giunta legato proprio al sangue, rimane alquanto suggestiva. In passato si è anche pensato che Vlad III-Dracula soffrisse di una forma di porfiria, una malattia del sangue che provoca anemia, lesioni cutanee e intolleranza alla luce. Un tempo queste condizioni venivano affrontate anche con l'ingestione di sangue animale, un fatto che potrebbe aver alimentato il mito dei vampiri.

30 agosto 2023 Elisabetta Intini
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