Se ancora in molti credono al soprannaturale e magari anche ai fantasmi è tutta colpa del nostro pensiero più arcaico. È quanto sostiene lo psicologo Christopher French della Goldsmiths University di Londra: secondo la sua teoria, millenni di evoluzione hanno forgiato il cervello perché ritenga plausibili anche spiriti e tavoli che si sollevano da soli, pur di dare una spiegazione a quel che vede.
Siamo infatti capaci di due tipi di pensiero, quello reattivo per prendere decisioni su due piedi e quello ragionato, che però richiede tempo: per quanto possiamo considerarci esseri razionali, la nostra modalità preferita è la prima, perché è quella che ci ha consentito di sopravvivere come specie.
Ombre e rumori. Se un uomo primitivo sentiva un fruscio nei cespugli, ipotizzare che fosse una minaccia e reagire poteva essere un errore, ma pensare a un innocuo soffio di vento poteva significare diventare il pranzo di un predatore: meglio perciò credere a qualcosa che non c'è, anche a rischio di prendere qualche abbaglio.
A questo si aggiungono la tendenza a vedere connessioni fra le cose anche se non ci sono, dovuta al bisogno tutto umano di trovare sempre una causa a quel che accade, e la pareidolia, cioè la predisposizione a riconoscere visi od oggetti nelle cose (come gli animali nelle nuvole in cielo): il risultato è che quando non ci sembra esista una ragione logica per qualcosa che vediamo o sentiamo, da un'ombra sulla parete a un rumore in soffitta, siamo disposti a credere anche nel paranormale pur di trovarla.