Mistero

Perché Dracula non è mai morto

Il mito dei vampiri e di Dracula è come quest'ultimo: eterno. Terrorizzava nel Medioevo, affascinava i romantici, oggi seduce gli adolescenti. Ecco perché i vampiri piacciono ancora tanto.

Da qualche anno sono dap­pertutto. Hanno invaso gli scaffali delle librerie ma soprattutto gli schermi, te­levisivi e cinematografici. Dalla serie televisiva Buffy l’ammazzavampiri a Twilight, passando per Vampire Diaries, le creature succhia sangue battono ogni record di ascolti. Per quanto diversi, tutti hanno un progenitore comune: Dracula. Nato dalla penna dello scrit­tore irlandese Bram Stoker alla fine del XIX secolo, questo personaggio si ispira alla figura storica di Vlad III Dracula. Chi era quest’uomo per meritare una simile discendenza? Da dove arriva la sua reputazione così sini­stra e in che modo ha dato origine a un mito tanto potente? La lista delle atroci­tà che Vlad III avrebbe commesso è im­pressionante.

La storia del vero Dracula.Tutto inizia nel XV secolo: Vlad nacque intorno al 1430 a Sighisoara, cittadina al centro della Romania. Non aveva anco­ra quattordici anni quando il padre salì al trono della Valacchia, una provincia nel Sud del Paese. All’epoca la regione si trovava in una situazione politica molto delicata.

Già vassallo del re d’Ungheria, il sovrano era minacciato a est dall’avanza­ta dei Turchi (da due secoli, l’impero ot­tomano si era lanciato in una politica di espansione che si estendeva fino ai Bal­cani). I Turchi ottomani arrivavano fino al Mar Nero, controllavano le due rive del Danubio e le principali vie di comunica­zione. Per proteggere le loro frontiere, Ungheria e Valacchia dovettero conclu­dere un trattato di pace con il sultano. In segno di buona volontà, il principe valac­co inviò “in pegno” alla corte del sovrano ottomano i due figli cadetti, tra cui il fa­moso Vlad. Poco dopo il loro arrivo, però, il papa revocò il trattato in nome della crociata contro l’islam. Gli Ottomani, furibondi, trattennero prigionieri Vlad Dracula e il fratello per quattro anni.

Quali tor­menti siano stati inflitti ai due giovani non è dato sapere. Sta di fatto che quando Dracula salì poi al trono con il nome di Vlad III, si lanciò in una lotta acerrima e crudele contro gli Ottomani. Il suppli­ zio preferito era quello di impalare le sue vittime: per questo gli venne affibbiato anche il “titolo” di Vlad Tepes (l’impala­tore). Sotto le finestre del castello, si nar­ra che avesse fatto costruire una foresta di pali estesa diversi chilometri. Festeg­giando, guardava agonizzare lentamente i suoi nemici. Migliaia di uomini, donne e bambini sarebbero stati uccisi cosi?, senza contare le vittime di altri eccidi. Avrebbe persino costretto madri a man­giare i propri figli dopo averli arrostiti e mariti a nutrirsi dei seni amputati delle rispettive mogli. Questa macabra leg­genda è riportata in uno scritto anonimo intitolato Storia del principe Dracula, pubblicato intorno al 1463 e diffuso in tutta Europa.

Corrisponde al vero? Difficile da dirsi.

«È impossibile contabilizzare le vittime di Dracula basandosi sui documenti dell’e­poca» avverte lo storico rumeno Matei Cazacu, esperto conoscitore di Vlad III, che sottolinea l’importanza della propa­ganda negativa mossa nei confronti di questo personaggio. «Perché il principe, non contento di reprimere gli Ottomani, se la prese anche con i boiardi, le grandi famiglie del regno che tradizionalmente facevano le leggi. Eliminò i privilegi di una parte della popolazione per recu­perare fondi in vista della guerra contro i Turchi. Non c’è da stupirsi che questo suscitasse forti rancori».
In realtà non ci sono prove che questo sovrano sia stato più crudele dei suoi contemporanei. Matei Cazacu ricorda che le pene inflitte da Dracula erano re­lativamente comuni nel XV secolo. Ma a differenza degli altri «Vlad Dracula ave­ va il gusto dell’orrido spettacolare: sape­ va usare alla perfezione il terrore come arma politica». Cosa che non basterà co­munque a garantirgli una lunga esisten­za. Nel 1476 morì sul campo di battaglia contro i Turchi e fu dimenticato.

Morsi e sessualità. Occorre attende­ re il XIX secolo prima che Bram Stoker richiami dall’oblio questo personaggio. Mentre era in cerca d’ispirazione, l’auto­ re ebbe un incubo, popolato di vampiri. Decise così di farlo diventare l’argomen­to del suo libro, con protagonista un tale “conte Vampyr”. Mentre era in biblioteca per fare ricerche sulla Transilvania, la re­gione dell’Ungheria vicina alla Valacchia culla di numerose leggende sui succhia­ tori di sangue, si imbattè nella figura di Vlad Dracula. Fu così che il conte Vampyr divenne il conte Dracula. All’epoca le sto­rie di vampiri erano di moda in Europa.
Il Romanticismo le riportò in auge all’inizio del XIX secolo. «Ai romantici piaceva l’i­dea della vita dopo la morte. Ma anche la dimensione sessuale, presente con la pe­netrazione e il possesso del corpo altrui attraverso il morso, è altrettanto forte» spiega Marjolaine Boutet, storica fran­cese della cultura popolare. In un’epoca nella quale non si poteva parlare di sesso, questi personaggi permettevano di aggi­rare le regole della morale.

Ritrovamenti curiosi
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I vampiri nella storia. Ma la figura del vampiro è ben più antica. Già nel XII secolo si credeva che i morti cercassero di succhiare il sangue dai vivi, una convinzione particolarmente diffu­sa nelle isole britanniche e nei Paesi or­todossi, dove non esisteva il concetto di purgatorio e dove si ignorava quale fosse il destino delle anime in attesa del giudi­zio. Le grandi epidemie con le loro sepol­ture frettolose – talvolta ai danni di persone ancora vive – hanno contribuito a dare corpo alla leggenda.


Metodi anti vampiri. Alcuni archeo­logi hanno ritrovato scheletri risalenti al XVI secolo con la cassa toracica trafitta da un palo o con la bocca tenuta aperta da un mattone per impedire che mangiassero il sudario nel quale erano avvolti... Eppure, alla sua pubblicazione nel 1897, il romanzo di Bram Stoker conobbe un successo limitato. Fu poi l’adattamento teatrale, e soprattutto cinematografico, a far entrare Dracula nella leggenda.

Al cinema. Nel 1931 gli Universal Studios portarono sul grande schermo una com­media ispirata al libro, che un anno prima aveva riscosso grande successo a Broad­way. Accolto positivamente dal grande pubblico, il Dracula di Tod Browning è il primo di una lunga serie di oltre duecento film ispirati a questo personaggio. «La figura del vampiro ha tanto successo perché è una metafora perfetta dell’esse­ re umano, che si dibatte tra il suo istinto animale, la sete di sangue e il desiderio d’immortalità» analizza Marjolaine Boutet. Con Dracula, il vampiro assume sembianze umane e perde progressiva­ mente la sua connotazione mostruosa.

Il romanzo di Anne Rice, Intervista con il vampiro (1976), umanizza definitiva­mente il personaggio e apre la strada a vampiri post­moderni dotati di sen­timenti come nella serie Buffy contro i vampiri o, ancora, in Twilight, di enorme successo tra gli adolescenti.
«La figura del vampiro piace ai ragazzi perché evoca temi da cui sono fortemen­te attratti, come il sesso e la morte» spiega Marjolaine Boutet. «Ma ciò che seduce nella saga di Twilight è la riattualizzazione delle favole in una società ipersessuata come la nostra» conclude.

Quanto all’originario Vlad Dracula, in parte dimenticato da questi sviluppi, è tornato alla ribalta nel XX secolo, quan­do il dittatore rumeno Ceausescu lo di­chiarò eroe nazionale.

Vampiri a Venezia

Anche l'Italia ha il suo vampiro: una donna che oggi avrebbe 380 anni. Mori? di peste a Venezia e fu sepolta come un potenziale vampiro: con un mattone infilato in bocca per impedirle di nutrirsi di sangue e di completare la trasformazione in Nachzehrer, il divoratore della notte, servo del demonio e portatore di peste.

La sua storia (e la cronaca del suo ritrovamento) la puoi leggere e vede qui

28 dicembre 2013
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