Dopo oltre un secolo dalla notte tra il 14 e il 15 aprile 1912, quando il transatlantico britannico RMS Titanic affondò nell'Oceano Atlantico, ci sono ancora studiosi che cercano di scoprire cosa stava avvenendo realmente a bordo della nave poco prima e durante l'impatto con l’iceberg che ne causò l'affondamento. Recentemente sono venute alla luce delle fotografie che mostrano segni di evidenti e gravi danni allo scafo proprio nel punto in cui venne poi colpito dall’iceberg, causati da un incendio che si era sviluppato sotto coperta.
A riportare alla ribalta il drammatico evento del Titanic è il giornalista e scrittore irlandese Senan Molony, che da 30 anni studia il disastro.
Secondo Molony quella notte si verificò una coincidenza di eventi che diede origine a una sorta di tempesta perfetta, dove fuoco, ghiaccio e negligenza portarono all’affondamento del Titanic e alla morte di oltre 1500 persone.
Era già noto che a bordo del Titanic fosse in atto un incendio, nel bunker 6, dove era stivato il carbone per la navigazione: l'incendio si era sviluppato subito dopo la partenza da Belfast. Tuttavia, durante le indagini per spiegare l'accaduto quell’incendio non venne mai considerato importante.
Ora però alcune fotografie d'epoca vendute a un'asta privata hanno mostrato una situazione molto particolare: delle evidenti macchie scure sullo scafo, che secondo Molony e gli esperti che hanno studiato le immagini, sarebbero conseguenza di un incendio particolarmente violento.
Il fuoco deve avere indebolito in modo significativo una parte dello scafo e, per una sfortunata coincidenza, proprio quella parte che sarebbe stata colpita dall'iceberg, che incontrò quindi una resistenza molto ridotta: «Alcuni esperti di metallurgia ritengono che con una temperatura di circa 1.000 gradi centigradi, cioè quella a cui deve essere stato sottoposto lo scafo dall'interno, la resistenza deve essere scesa di oltre il 75%», riporta Molony.
Il terzo elemento che si è sovrapposto al fuoco e all’iceberg fu la velocità: il Titanic viaggiava più velocemente di quanto avrebbe dovuto e questo, molto probabilmente, perché buona parte dell'equipaggio era impegnato a spalare carbone - caricandolo nelle caldaie - per ridurre la forza dell'incendio.
Questa nuova ipotesi si aggiunge alle numerose altre che hanno trovato più di un elemento da associare alla causa primaria dell'affondamento, lo scontro con l'iceberg.