Il fisico Giovanni Aldini (1762- 1834), nipote di Luigi Galvani, si dilettava nello studio degli effetti dell’elettricità sui cadaveri tentando di riportarli in vita, proprio come faceva il dottor Frankenstein nel romanzo di Mary Shelley, assemblando parti diverse di corpi.
Alla luce del sole. Aldini però non compiva i suoi esperimenti in segreto, come il protagonista del romanzo, anzi: organizzava rappresentazioni pubbliche, durante le quali, applicando corrente elettrica a corpi umani e animali, faceva loro aprire occhi e bocca e contrarre gli arti.
Così accadde che, durante un esperimento, il petto di un cadavere parve sollevarsi per effetto di una contrazione... e l’assistente di Aldini morì d’infarto.
Meglio impiccati. Per i suoi “spettacoli” il fisico si serviva dei cadaveri di condannati a morte. Dal momento però che in quasi tutti i Paesi le esecuzioni avvenivano per decapitazione (e lui preferiva i corpi interi), nel 1803 si trasferì a Londra, dove si giustiziava per impiccagione.