In tempi di instabilità politica globale e con lo spettro di un possibile conflitto all'orizzonte, bisogna stare all'erta, nei cieli ma anche sott'acqua. È questo il monito lanciato da un ex ufficiale della Marina degli Stati Uniti, l'oceanografo Timothy Gallaudet: la sicurezza prima di tutto, e allora bisogna prestare attenzione sia agli Ufo sia agli Uso. Ma cosa vuol dire?
Cosa sono gli Uso. Andiamo per ordine: gli alieni non c'entrano, anche se il ben noto acronimo è spesso associato a potenziali visitatori provenienti da altri pianeti. In realtà, questi non è altro che l'abbreviazione di unidentified flying object, ossia di "oggetto volante non identificato", che potrebbe anche essere un pallone sonda, un drone o una qualsiasi diavoleria bellica nemica. Passando agli Uso, invece, la "F" di flying lascia il posto alla "S" di submerged, e dunque si intende: "oggetto sommerso non identificato".
Ufo, Uso e... Uap! Perché ne stiamo parlando è presto detto. Gallaudet ha redatto un rapporto intitolato Sotto la superficie: potremmo imparare di più sugli Uap guardando nell'oceano. Ed ecco un nuovo acronimo, che in questo caso è un sinonimo di Ufo e sta per unidentified aerial phenomena, e cioè "Fenomeno aereo non identificato".
C'è però una sottile distinzione da fare: la definizione Uap abbraccia anche fenomeni immateriali come luci misteriose o anomalie radar. Ciò detto, nel suo dossier l'ex ufficiale statunitense spiega come la presenza di oggetti non identificati, sia nell'aria sia nell'acqua, rappresenti una potenziale minaccia per la sicurezza marittima, commerciale e militare. Gallaudet cita l'incontro avvenuto con uno Uap "transmediale", ossia in grado di passare dall'aria all'acqua, al quale ha assistito pochi anni fa.
Tuffo nell'oceano. L'avvistamento è avvenuto a bordo della nave da combattimento USS Omaha, che navigava a largo delle coste di San Diego (California) il 15 luglio 2019, e riguarda un oggetto presumibilmente sferico che, dopo qualche minuto sospeso a mezz'aria, si è improvvisamente inabissato. Il video è disponibile su Youtube e fa parte dei tanti documenti declassificati negli ultimi anni dalla Cia.
Altri avvistamenti. Gallaudet fa riferimento anche a un secondo avvistamento avvenuto nel 2013 e registrato dalla polizia doganale statunitense vicino ad Aguadilla (Porto Rico). Una telecamera a infrarossi ha filmato immagini simili a quelle di San Diego, stavolta di un oggetto sferico in movimento fuori e dentro l'acqua, a velocità approssimativamente comprese tra le 40 e le 120 miglia all'ora (tra i 65 e i 195 km/h).
Un terzo e ultimo caso citato è invece più recente e riguarderebbe una serie di insoliti fori da un centimetro di diametro rinvenuti sul fondale dell'Atlantico a 3 km di profondità da un mezzo anfibio del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) e disposti in maniera sorprendentemente ordinata.
Studiare il mare. A oggi, non è ancora chiaro cosa fossero tutti e tre gli Uap in questione, per questo motivo Gallaudet sostiene che sia fondamentale indagare e, soprattutto, incrementare gli studi approfonditi del mondo sottomarino, per chiarire, tra le altre cose, anche fenomeni analoghi. Secondo l'ex ufficiale, servono strumenti in grado di "vedere" sott'acqua, utili a evitare che si verifichino anche gli incidenti citati nel suo rapporto, avvenuti negli anni passati tra imbarcazioni e sottomarini, ma anche tra navi e montagne sommerse, all'epoca di ubicazione ignota.
Aiuto dalla tecnologia. Strumenti che oltre ad accrescere la nostra conoscenza generale sulla vastità del mondo acquatico, potrebbero forse aiutarci ad acquisire immagini più nitide, a raccogliere maggiori informazioni e, in generale, a farci trovare più preparati al prossimo incontro ravvicinato.