Stonehenge, il cerchio di pietre del Neolitico nella piana di Salisbury (Inghilterra meridionale), non ha ancora svelato tutti i suoi segreti. A partire dal XII secolo, quando lo storico Enrico di Huntingdon descrisse il sito archeologico come una delle grandi meraviglie dell'Inghilterra, si è cercato di definirne i contorni storici, per capire chi e soprattutto come venne costruito. Nei secoli la sua edificazione venne attribuita ai Romani, ai Vichinghi, ai Sassoni, ai Druidi e persino a Merlino, il mago di corte di re Artù che, secondo un racconto medievale, usò i suoi poteri magici per trasportare le pietre oltre i mari dall'Irlanda.
Ora un'analisi geochimica dell'Altar Stone, una lastra di arenaria parzialmente sepolta al centro del cerchio di pietre, suggerisce che vi potrebbe essere un aspetto ancora sconosciuto. La ricerca, pubblicata su Nature, sostiene che circa 4.500 anni fa, quel monolite da sei tonnellate sia stato trasportato per oltre 800 chilometri via mare, dall'estremo nord della Scozia fino a Stonehenge. Ciò renderebbe questa pietra unica rispetto a tutte le altre, la cui origine è localizzata in Inghilterra e nel Galles.
Geologi ante litteram. La scoperta ha suscitato un grande interesse. Jim Leary, archeologo esperto di Stonehenge dell'Università di York (Regno Unito) ha detto: «Questo studio ha alcune grandi implicazioni, in quanto i risultati ci aiutano a capire le capacità acquisite dai costruttori del sito, vissuti in Gran Bretagna tra il 4300 e il 2000 a.C.».
La cultura fiorì nelle isole Orcadi, in Scozia, diversi secoli prima che Stonehenge fosse completato e gli archeologi hanno sempre sottolineato l'elevato livello artistico di quelle popolazioni, come spiega Leary. «Sembra che questa popolazione vissuta nel Neolitico non fosse composta solo da grandi artisti, ma anche da geologi esperti, in grado di "leggere" le pietre e dare un significato alle loro origini, oltre che trovare connessioni tra loro».
Che cos'è Stonehenge?
Sebbene nel corso degli anni siano state proposte e sfatate molte teorie astronomiche su Stonehenge, l'unico aspetto confermato dall'archeologia è che nel corso di 5.000 anni il sito del Neolitico ha assunto molti significati. Un luogo dove seppellire i morti, un luogo in cui cercare una guarigione sacra, un luogo di contemplazione e, se esiste una tradizione locale, druidica o meno, sarebbe logico incorporare il monumento nelle riunioni. Tra le pietre, hanno senza dubbio avuto luogo riti di ogni genere, non ultimo quello turistico di farsi i selfie.
Sarsen e bluestone. Le lastre di Stonehenge sono divise in due gruppi. Il primo è composto da circa 30 sarsen (blocchi di pietra di arenaria levigati durante l'ultima glaciazione, poi rilavorati dall'uomo) alti e verticali: costituiscono i cerchi esterni e interni e la maggior parte delle coppie è sormontata da pietre architrave sagomate. Gli studi hanno individuato che i sarsen provengono da Marlborough Downs, a circa 25 chilometri di distanza.
Il secondo gruppo di blocchi: 80 pietre blu, dette bluestone, arrivano dalle montagne Mynydd Preseli nel Galles occidentale. L'Altar Stone, invece, è un pezzo di arenaria grigio-verde da sei tonnellate (misura 5 metri per 1 metro) molto diverso dagli altri massi.
Fu chiamata Pietra dell'Altare dall'architetto Inigo Jones (XVII secolo), perché era sdraiata in orizzontale, anche se forse il blocco un tempo si trovava in posizione verticale.
"impronte digitali". Lo studio ha usato per la datazione della masso l'analisi chimica di minuscoli cristalli di zircone, rutilo e apatite presenti in frammenti della Pietra dell'Altare, i cui risultati hanno permesso di far risalire la sua origine nelle formazioni di Old Red Sandstone nel Bacino delle Orcadi nel nord-est della Scozia e nelle Isole Orcadi.
«È stato come trovare un'impronta digitale», ha affermato Anthony Clarke, della Curtin University di Perth, in Australia, che ha guidato lo studio. Clarke, esperto di geocronologia delle rocce ha affermato: «La pietra proviene dal Bacino delle Orcadi, le analisi ci dicono infatti che non vi è alcuna corrispondenza per giacimenti in Inghilterra o nel Galles».
Origini scozzesi. I cristalli di zircone, rutilo e apatite sono quasi indistruttibili e vengono riciclati nel corso dei millenni man mano che le montagne vengono costruite ed erose. I ricercatori hanno datato i cristalli presenti nella Pietra dell'altare a un miliardo di anni fa. Il fatto che questi minerali si trovino in Scozia lo si spiega grazie al fatto che l'isola, un tempo, faceva parte di un antico segmento continentale chiamato Scudo Laurenziano, che si trovava nell'attuale Canada orientale. Le vecchie arenarie rosse trovate altrove in Gran Bretagna non contengono cristalli così antichi, perché il resto del Paese faceva parte di un segmento continentale più giovane chiamato East Avalonia.
«L'Altare di Pietra poteva provenire solo dalla Scozia», sottolinea Clarke, "cresciuto" tra le montagne Mynydd Preseli, da dove provengono altre pietre blu.
Come fu possibile trasportarla? I geologi hanno escluso l'idea che i ghiacciai possano averla trasportata fin dove si trova adesso. «Non ci sono prove al riguardo. È stata portata qui grazie all'intervento umano», sostiene Clarke. Se sia stata trasportata via terra o via mare, invece, è una questione ancora aperta. La via tra la Scozia e Stonehenge è difficile da percorrere, il che rende il viaggio difficile, ma anche un'impresa via mare sarebbe stata rischiosa. Leary sottolinea: «Spesso sottovalutiamo le capacità e le tecnologie sviluppate nel Neolitico. Non abbiamo mai trovato imbarcazioni, ma sappiamo che queste popolazioni erano in grado di trasportare bovini, pecore e capre via mare».
La ricerca comunque non è terminata. Afferma infatti il coautore dello studio Rob Ixer, un geologo dell'University College di Londra che ha trascorso decenni a tracciare le fonti dei monoliti di Stonehenge: «Dobbiamo ancora restringere il campo esatto per capire dove sia stata estratta».