Mistero

Bufale online: se le riconosci, le eviti

Dietro ai fake, ossia le notizie false che circolano in rete, non ci sono solo dei buontemponi in cerca di celebrità, ma interessi economici e politici spesso rilevanti. Ecco una breve guida per riconoscere al volo i tarocchi ed evitare figuracce condivendendoli a tutto spiano.

Le bufale che si diffondono su Internet potrebbero presto diventare un problema serio per Facebook e per le altre piattaforme che ne favoriscono la diffusione, almeno in Germania.

La CDU, il partito di Angela Merkel attualmente al governo, ha infatti presentato un paio di giorni fa una proposta di legge che prevede multe fino a 500.000 euro per i servizi online che ospitano notizie false e che non provvedono a rimuoverle entro 24 ore.

In effetti il tema delle bufale online è tutt’altro che trascurabile: la Rete, e i social network in particolare, sono il terreno ideale per la diffusione virale di notizie del tutto inventate e costruite a tavolino. Che cosa ci si guadagna a sparare panzane sul Web? E, soprattutto, come riconoscerle?

Per soldi e per potere. Chi diffonde bufale in rete, di solito, lo fa per due motivi: o per attirare traffico sul proprio sito e guadagnare così dalla pubblicità (sono i cosiddetti “clickbait”), oppure per influenzare l’opinione pubblica, per esempio gettando discredito sull’avversario politico.

Nella maggior parte dei casi i generatori di notizie false fanno leva sull’emotività delle persone, sul loro malcontento, sulle teorie del complotto.

Ecco perché i titoli utilizzati per queste notizie sono del tipo “Notizia shock”, oppure “Ecco cosa ci nascondono i politici” o, ancora, “Il segreto che i medici non voglio farti sapere per dimagrire”.

Occhio all’url. Per aumentare la capacità di attrazione, i siti specializzati in bufale spesso utilizzano nomi e indirizzi web simili a quelli dei quotidiani e degli organi di informazione più noti: il Fatto Quotidaino, La Rebubblica, Panorana, La Nozione ecc. Attenzione quindi: prima di aprirli controllate bene e non lasciatevi ingannare.

In generale è sempre bene verificare la provenienza di ciò che si legge: se una notizia apparantemente incredibile, per esempio la realizzazione di un motore ad acqua, è pubblicata da una fonte di informazione ufficiale (Focus.it, ma anche i grandi quotidiani nazionali e internazionali, le agenzie di stampa ecc.) potete stare tranquilli.

Se però l’avete letta su un blog o sulla pagina Facebook di un non meglio specificato professore di non si capisce bene quale istituto… qualche dubbio dovreste farvelo venire.


E poi pensateci bene: se una notizia fosse così clamorosa e rivoluzionaria, come mai gli organi di informazione più diffusi non ne parlano affatto?


Falsi d’autore. Spesso le notizie false vengono accompagnate da citazioni e dichiarazioni rilasciate da autorevoli esperti o sedicenti tali. Ma è sufficiente una veloce ricerca su Google per rendersi conto che queste persone o non esistono o sono a loro volta noti sostenitori di teorie complottiste.

Ne è un esempio Steven Bassett, lobbista americano che da anni tenta di convincere il Congresso degli Stati Uniti a occuparsi degli alieni e le cui dichiarazioni sono spesso utilizzate a sostegno di strampalate teorie su UFO, Area51 e dintorni.


Stesso discorso per foto e video: in pochi clic Google può dirci se un’immagine è autentica o se si tratta di un tarocco lanciato e rilanciato solo dai siti falsi

La risposta tecnologica. Nel frattempo gli operatori della Rete corrono ai ripari e lanciano una vera e propria crociata contro i tarocchi. Google modificherà gli algoritmi del proprio motore per evitare mostrare i siti di fake news ai primi posti dei risultati di ricerca.

Su Facebook invece le notizie saranno corredate da un pulsante che permetterà di segnalarle come sospette bufale. La verifica dei contenuti sarà affidata agli esperti di Snopes e Factcheck.org che ne controlleranno l'affidabilità ed eventualmente provvederanno a rimuoverla dalla piattaforma.

22 dicembre 2016 Rebecca Mantovani
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