Quando e come i primi uomini misero piede in quelle che oggi sono le Americhe? Secondo l’ipotesi che va per la maggiore è successo in un arco di tempo che va da 14.000 a 20.000 anni fa, quando (le attuali) Alaska e Russia erano collegate dai ghiacci dell’ultima glaciazione, che fecero da ponte per quella migrazione.
Un'altra ipotesi sostiene che accadde molto prima, addirittura 130.000 anni fa (seguendo percorsi analoghi) e un'altra ancora propone invece una migrazione via mare e lungo percorsi inattesi (seppure in tempi non ben precisati). L'uomo avrebbe insomma colonizzato quel continente approdando lungo le coste degli attuali Stati Uniti: è in effetti un'ipotesi che, col passare del tempo, catalizza sempre di più l'attenzione e il favore dei ricercatori. Finora mancavano indizi significativi, ma qualcosa sta cambiando.


Matthew Des Lauriers, ricercatore presso l’Università della California, alcuni anni fa trovò casualmente frammenti di utensili in pietra e conchiglie modellate, lasciate da una popolazione vissuta sulla costa della California 1.500 anni fa, davanti all'Oceano Pacifico.
«Qualche anno dopo sono tornato a scavare», racconta Des Lauriers: «ho trovato reperti di carbone, che ho potuto datare con il metodo del radiocarbonio. I risultati sono stati incredibili: avevano 11-12.000 anni, erano cioè più giovani di solo poche migliaia di anni rispetto a quando si ritiene che siano arrivati i primi uomini sul continente.»
Sembrò in quel momento un’anomalia tutta da spiegare: era difficile capire come gli uomini abbiano potuto compiere una simile distanza, dall’Alaska alla California, in così poco tempo.
Nell’arco di un decennio, però, quell’anomalia è diventata normalità: oggi sono 14 i siti archeologici dove sono stati trovati accampamenti umani dello stesso periodo.


In un caso, quello di Cedros Island (Baja California, Messico), l’età risale addirittura a 13.000 anni or sono. «La densità dei siti costieri è sorprendente», afferma l’archeologo Loren Cavis (Oregon State University), che si è unito al team di Des Lauriers. Tutto questo depone a favore dell’idea che i primi uomini giunsero in America su imbarcazioni, in periodi diversi rispetto a quanto si pensava, e probabilmente arrivarono fino all'attuale Cile 14.500 anni fa.
Secondo i ricercatori gli uomini usarono semplici imbarcazioni per spostarsi di spiaggia in spiaggia, fermandosi là dove c’erano condizioni favorevoli, dall'acqua agli animali da cacciare. Con le imbarcazioni era relativamente semplice andare avanti e indietro per esplorare nuovi luoghi.
Alla ricerca della prova regina. C’è però un fatto importante da considerare: dopo l’ultima glaciazione i ghiacci si fusero velocemente e abbondantemente, e il livello del mare salì di decine di metri.
La linea di costa che vediamo oggi è ben diversa da quella di 15-20.000 anni fa, dove, se è corretta l’ipotesi di Des Lauriers, approdavano i primi uomini esploratori. Questo porta a due considerazioni.
La prima: i reperti che si trovano oggi sono testimonianze più giovani di qualche migliaio di anni almeno rispetto ai primi insediamenti. Sono cioè di un periodo successivo, quando gli uomini dovettero via via arretrare verso l’interno per l’innalzamento rapido del mare.
La seconda: i primi insediamenti sono stati completamente spazzati via. Solo adesso si stanno organizzando le prime campagne archeologiche sottomarine, per portare portare in superficie campioni di fondale di ciò che una volta era terraferma, prima della fusione dei ghiacciai.
Certo non è facile individuare dove fare un campionamento e al momento tutto quello che si fa è seguire alcuni indizi, come il corso di un fiume, che avrebbe potuto portare in mare materiali prodotti dall’uomo. Si stanno anche cercando aree dove, per vari motivi morfologici, il mare si è alzato di meno, come a Calvert Island (luogo di scoperte importanti), dove il mare è salito di non più di 2 metri.
È una ricerca complessa che richiederà tempi lunghi per avere - se c'è - la prova definitiva che i primi americani non arrivarono dallo stretto ma dall'Oceano Pacifico.