Avere delle donne in consiglio d’amministrazione conviene, e non solo per evitare accuse di maschilismo. Da un’analisi condotta da Ernst & Young sulle 290 principali società quotate in Borsa, emerge che le imprese con almeno una donna nel Consiglio d'Amministrazione realizzano utili decisamente più elevati rispetto a quelle in cui le femmine sono assenti.
Un altro studio, realizzato da McKinsey, ha certificato che le società con rappresentanza paritaria in Consiglio d'Amministrazione (Cda) godono di profitti superiori del 56% se comparate con quelle condotte unicamente da maschi.
I dati italiani. Eppure le "quote rosa" al vertice di un’azienda costituiscono solo il 16% del totale in Italia. Un dato che contrasta con quello dell’istruzione: le donne, infatti, rappresentando il 58,9% di tutti i laureati d’Italia e il 53,3% dei dottori ricerca. I dati sono stati raccolti dalle Facoltà di Scienze Politiche e di Economia dell’Università Niccolò Cusano. La più alta concentrazione di presenze femminili nei Cda si registra al Nord con il 63%, mentre cala drasticamente al Centro con il 30% e al Sud con solo il 7%. Fanalino di coda il Molise e la Calabria che registrano una percentuale di donne nelle stanze del potere pari allo 0,1%.
E in ambito universitario? I professori associati donne sono solo il 35% e i professori ordinari il 21,1%. Ancora peggio in politica: l’Italia compare solo al 32esimo posto della classifica di presenza femminile in Parlamento con il 31% di donne alla Camera.
Fanalino di coda. In materia di presenza femminile in Parlamento fanno decisamente meglio il Rwanda, che si piazza al primo posto in assoluto con il 63,8%, la Bolivia al secondo posto con il 53,1% e Andorra al terzo posto con il 50%. Sul podio europeo figurano invece la Svezia con il 43,6% di donne che siedono alla Camera, la Finlandia con il 42,5% e l’Islanda con il 41,3%.
Eppure dal 1874 ad oggi le donne hanno mietuto conquiste: l’infografica passa in rassegna una serie di eventi indicativi che hanno visto le donne diventare sempre più protagoniste della scena sociale come l’elezione nel 1976 di Tina Anselmi, primo ministro donna della Repubblica; o l’introduzione della legge sulla parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro nel 1977.