Quando si manifesteranno gli effetti collaterali del riscaldamento globale? E come si preparano a reagire i paesi alla scarsità di risorse naturali? Quando l'Europa uscirà dalla crisi, tornerà tutto come prima? E ancora: davvero finiremo per mangiare gli insetti? Ecco come sarà il futuro che ci aspetta secondo una serie di fonti autorevoli. Ve lo diciamo subito: c'è poco da essere ottimisti. Anche se la storia riserva sorprese e spesso le previsioni più nere dei futurologi sono proprio quelle che non si realizzano. Ma intanto...
I rifugiati climatici
Gli effetti del riscaldamento globale si fanno già vedere, e secondo alcuni studiosi da qui a qualche anno, i mutamenti climatici si manifesteranno in maniera decisamente più aggressiva. Uno dei più temuti è la scomparsa di interi paesi o regioni del mondo. La desertificazione, l'aumento del livello dei mari con conseguenti inondazioni e altri cataclismi atmosferici secondo la Enviromental justice Foundation entro il 2050 potrebbero infatti spingere qualcosa come 150 milioni di persone a lasciare le terre che abitano (basti pensare che paesi come il Bangladesh negli ultimi 10 anni hanno subito ben 70 disastri climatici). Una migrazione di proporzioni mai viste che finirebbe per creare non pochi problemi agli altri paesi.
La fine della privacy
Entro la primavera del 2014 saranno in commercio i Google Glass e la nostra privacy subirà un altro colpo dal quale sarà molto difficile riprendersi: gli occhiali di Google infatti filmano tutto ciò che vedono, anche le persone, e possono trasmetterlo on-line. E non è tutto. Un'azienda chiamata Lambda Labs ha annunciato uno speciale software di ricognizione facciale per gli occhiali di Google che darebbe a chi li indossa la capacità di riconoscere un volto tra la folla dopo aver visto la sua foto su Facebook o LinkedIn. Fantascienza? Beh… pensate a 10 anni fa, prima dell'avvento le social network, a quanto la nostra privacy fosse tutelata molto più di quanto lo è adesso. Risultato: nel futuro è inevitabile pensare sempre di più alla privacy in un rapporto dinamico con le nuove tecnologie.
Lo sfruttamento dello spazio
La Planetary Resources, azienda che vede tra i suoi soci il regista James Cameron e il cofondatore di Google Larry Page, è stata fondata con uno scopo più che ambizioso: estrarre risorse minerarie dagli asteroidi. I suoi ingegneri sono già all'opera su una tecnologia in grado di farlo, aprendo di fatto la corsa all'oro spaziale. Ma se è vero che le stelle sono ricche di minerali preziosi, il problema è che non esiste alcuna legge che vieti alle industrie di trarne profitto. Esiste solo un accordo tra le nazioni che risale al 1967 e prevede che nessun paese possa vantare eventuali diritti sui corpi celesti. Ma nessun paese non significa nessuna azienda, e la Planetary Resources ha già assoldato un team di avvocati per studiare la faccenda.
La società che invecchia
Le nuove frontiere della medicina e lo stile di vita occidentale fanno sì che le persone vivano più a lungo. In paesi come il Giappone ci sono già quasi tre pensionati per ogni bambino sotto i 15 anni ed è previsto che nel 2050 quattro giapponesi su 10 avranno più di 65 anni. Altre stime ci dicono che la spesa degli anziani in paesi come la Gran Bretagna nel 2060 rappresenterà un quinto del Pil: una cifra economicamente insostenibile. Anche l'Italia col suo bassissimo tasso di natalità e una popolazione che invecchia in fretta è a rischio: secondo l'ultimo rapporto Istat nel nostro paese ci sono 148,6 anziani ogni 100 giovani. Una società basata prevalentemente sui ultrasessantacinquenni se da un lato è ricca di saggezza, ha di contro bisogno di uno stato sociale molto costoso, tra pensioni e cure sanitarie che inevitabilmente vanno a incidere sulla spesa pubblica. E nei paesi dove l'economia non tira, questo secondo gli esperti, in futuro, potrebbe dare vita a un serio conflitto generazionale.
La guerra per le risorse
Qualche mese fa la polizia russa ha arrestato e spedito in galera alcuni attivisti di Greenpeace, tra cui il ricercatore italiano Cristian Alessandro, rei di aver manifestato contro una piattaforma petrolifera di Gazprom nell'Artico. Per la maggior parte degli osservatori si è trattato della reazione eccessiva di un paese non proprio democratico verso una manifestazione di dissenso. Ma le cose non stanno proprio così: l'anno scorso, a margine della conferenza internazionale Resources 2012, David King, ex consigliere scientifico del governo britannico, ha dichiarato al giornale The Guardian che presto entrerà nel vivo la guerra per l'accaparramento delle risorse, sempre più limitate, del pianeta. La Russia che tenta di estrarre petrolio dall'Artico, senza preoccuparsi del possibile disastro ambientale, rientra già in questo schema. E secondo King i segnali di un'escalation sono numerosi: aumento dei prezzi delle materie prime, la pressione sulle risorse idriche, l'aumento dei prezzi per l'energia e il fatto che economie emergenti come Russia e Cina si stiano dedicando all'acquisizione di terreni agricoli fertili al di fuori dei loro confini (anche in Italia).
Il futuro del cibo
Il consumo di carne nei paesi occidentali nel 1990 era di 20 kg in media pro capite. Si calcola che nel 2030 passerà a 50 kg. Dal momento che circa un terzo dei terreni agricoli del nostro pianeta sono già utilizzati per allevamento di bestiame, il consumo di carne in futuro rischia di diventare insostenibile. Ecco perché da più parti si inizia a parlare di nuove forme di alimentazioni proteiche come gli insetti, già venduti come snack nelle grandi catene di supermercati di paesi come la Francia. Ma è soprattutto sulla carne artificiale che sono puntati gli occhi del mondo: ad agosto scorso è stato presentato un hamburger realizzato nei laboratori della Università di Maastricht, costituito di fibre biologicamente identiche a quelle della carne, ma cresciuta in laboratorio. Il progetto è costato € 250.000 e indovinate un po' chi ce li ha messi? Sergey Brin il co-fondatore di Google.
Il ritorno della povertà in Europa
Uno studio della croce rossa presentato lo scorso ottobre, e passato un po' inosservato, denuncia il rischio che l'Europa stia sprofondando in un lungo periodo di povertà, disoccupazione di massa, esclusione sociale e maggiori disuguaglianze. E questo come conseguenza dell'adozione delle politiche di austerità in risposta alla crisi finanziaria degli ultimi quattro anni. La Croce Rossa nota che mentre altri continenti come l'America del sud dell'Asia combattono per ridurre efficacemente la povertà, questa in Europa aumenta. Nel rapporto di 68 pagine si legge che "le conseguenze a lungo termine di questa crisi devono ancora emergere. I problemi si faranno sentire ancora per decenni, anche quando l'economia riprenderà a girare per il meglio".
E' stato calcolato che oggi in Europa 120 milioni di persone vivono a rischio povertà e questo sta provocando xenofobia, disordini sociali e instabilità politica. Secondo lo studio della Croce Rossa i problemi non sono circoscritti all'Europa del sud, ma colpiscono anche le società più ricche del continente come la Danimarca e Lussemburgo e la stessa Germania, dove negli ultimi dieci anni circa 5,5 milioni di tedeschi hanno perso il loro status sociale di classe media e sono caduti nelle file della classe a basso reddito.
Uno dei dati che preoccupano di più è quello della disoccupazione giovanile che, in un quarto dei paesi presi in esame dal rapporto, va dal 33% ad oltre il 60%. Uno degli effetti di queste cifre drammatiche potrebbe essere l'esodo di giovani laureati di talento da paesi come Portogallo, Spagna e anche Italia verso i paesi più ricchi: una fuga di cervelli senza fine.