I sogni sono un argomento su cui si può discutere senza fine. Da quando fisiologia e neurobiologia sono scese in campo, ormai quasi 70 anni fa, per studiare le avventure notturne della nostra mente, molti aspetti sono stati chiariti. Ma su molti si continua a indagare. Ecco i punti fermi acquisiti finora in base agli studi più recenti, in sette domande & risposte.
1. Perché i sogni sono così strani?
In parte, ha che fare con l’attività del cervello mentre dormiamo. Normalmente, i ricordi vengono archiviati in una formazione del cervello che si chiama ippocampo. Durante la fase Rem del sonno, quella in cui avviene la maggior parte dell’attività onirica, i “collegamenti” con questa zona sono spenti.
Questo significa che non abbiamo accesso a specifici ricordi del passato mentre sogniamo, mentre possiamo ricordare visi e luoghi, che infatti compaiono comunemente nella trama dei sogni. Inoltre, l’attività nelle aree cerebrali collegate alle emozioni è maggiore che durante la veglia.
Al contrario, quella della corteccia prefrontale dorsolaterale, dove si svolge il pensiero logico, è ridotta. Combinati, questi fattori contribuiscono a dare ragione della bizzarria dei sogni, in cui compaiono immagini di persone e luoghi conosciuti, combinati a casaccio, e nello stesso tempo sono assenti le normali considerazioni logiche. Volare, respirare sott’acqua, vedere una persona trasformarsi in un’altra … ci sembrano strani solo al risveglio.
2. Sogniamo solo durante il sonno Rem?
È quello che si è creduto per molto tempo, da quando negli anni Cinquanta in esperimenti di laboratorio l’attività onirica è stata collegata specificamente al sonno Rem, una fase che si ripete diverse volte durante la notte ed è caratterizzata da movimenti rapidi degli occhi.
I volontari che partecipavano agli esperimenti venivano svegliati in diversi momenti del sonno, e solo quando questo avveniva durante la fase Rem riportavano di essere nel mezzo di un sogno.
Studi recenti hanno però smentito questa teoria. Si sogna anche durante il resto del sonno, ma senza ricordarlo. Mentre i sogni Rem sono vividi e caratteristici per la loro stranezza, pare che quelli che avvengono durante il sonno profondo siano più “normali”: collegati a eventi della vita quotidiana, più monotoni, e di solito anche più difficili da ricordare.
3. C’è qualcuno che non sogna?
Tutti sogniamo. C’è però chi ricorda molto bene i sogni e chi no. Ricerche recenti, come quella di un gruppo dell’Università di Roma, hanno mostrato che si può prevedere chi ricorderà i sogni e chi no in base a una “firma” caratteristica dell’attività nella corteccia prefrontale, collegata alla memoria, durante il sonno.
Solo i pazienti affetti da una rara condizione, la sindrome di Charcot-Wilbrand, non sognano. I ricercatori hanno anche identificato il motivo: sono colpiti da una lesione in una parte della corteccia visiva nota come giro fusiforme inferiore.
4. Cambiano nel corso della vita?
Sì. I sogni dei bambini più piccoli, di 2-3 anni, benché sia difficile studiarli, secondo alcune ricerche hanno spesso a che fare con situazioni statiche, singole scene e azioni, come quella di dormire in un posto diverso dal letto, oppure animali, mostri.
Nei bambini un po’ più grandi inizia a svilupparsi il tipo di sogno con una narrativa, e chi sogna è anche coinvolto nell’azione, in cui entrano familiari, amici. Sembra poi che le persone anziane tendano a sognare meno e a ricordare meno i sogni, e che le visioni notturne di chi sta morendo siano spesso affollate di immagini di persone già morte, o che hanno a che fare con il soprannaturale e l’aldilà.
5. Uomini e donne sognano in modo diverso?
Sembra di sì. Ricercatori canadesi, in uno studio di alcuni anni fa, hanno addestrato un sistema di intelligenza artificiale a distinguere i sogni dei maschi da quelli delle femmine in base solo al loro contenuto. Il computer ci ha azzeccato 3 volte su 4. Pare inoltre che nei sogni maschili compaiano più spesso altri uomini, mentre in quelli femminili uomini e donne nella stessa percentuale.
6. Perché sogniamo?
Una delle ipotesi è che, da un punto di vista evolutivo, il sogno svolga una funzione utile all’individuo, quella di metterci alla prova in scenari importanti per la sopravvivenza come, per i nostri antenati, sfuggire a un predatore.
Questo spiegherebbe anche perché nel contenuto di molti sogni c’è la fuga da un nemico o da un attacco. Insomma, sarebbero una sorta di prova generale di quello che potrebbe nel futuro capitarci, e un modo per adattarci meglio alle circostanze.
7. I sogni hanno un significato?
Il dibattito è aperto da secoli. L’ipotesi di Freud, che i sogni fossero il soddisfacimento di desideri nascosti, è stata abbandonata. Anche per l’esperienza comune, è facile individuare come lo stato d’animo possa influenzare il tono emotivo dei nostri film notturni. Se siamo in ansia o sotto pressione, è più facile che facciamo sogni angoscianti. E se una certa attività o certi pensieri ci impegnano molto durante il giorno, capita che compaiano anche di notte.
Molte ricerche hanno collegato le esperienze durante la veglia al contenuto dei sogni, che però – va detto - si affollano molto spesso anche di contenuti che non vi hanno niente a che fare.
Insomma, ammesso che i sogni significhino qualcosa, per ora non c’è chi abbia in mano la chiave per interpretarli.