Se c'è una cosa che accomuna tutti quanti sul pianeta, umani e non, è che prima o poi il mondo farà a meno di noi. Un fatto spiacevole che dà lavoro a filosofi e pensatori di ogni risma e tempo, ma che nella vita quotidiana tendiamo a minimizzare. Se però per un attimo accettate di entrare nella parte e, tempo permettendo, fate mente locale - subito converrete che c'è un'infinità di modi di morire, per lo più tristemente banali. Tuttavia, non tutti: alcuni sono invece decisamente improbabili, persino sinistramente affascinanti (se non ci toccano).

Tra i "filosofi e pensatori di ogni risma e tempo" ce ne sono due - uno scrittore, l'altro fisico - che hanno fatto un elenco di ben 45 inconsuete cause di morte e, in un libro da poco uscito (per adesso in lingua inglese), ne hanno svelato i retroscena e spiegato, con tanto di calcoli e leggi fisiche, che tutto quello che c'è di drammatico in questi sfortunati eventi accade prima della loro inevitabile conclusione. Ecco qualche curiosità da questo volontario lavoro dall'accattivante titolo "... e adesso sei morto!".
Un tuffo nel buco nero. Se ci trovassimo sulla traiettoria di un grosso meteorite, la morte non arriverebbe come pensiamo (colpiti a morte, appunto): invece, a causa della pressione dinamica generata dalla compressione del fronte d'aria davanti al meteorite, un'ondata di calore fatale ci investirebbe anche decine di secondi prima dell'impatto, persino senza permetterci di distinguere con la dovuta chiarezza i dettagli della superficie di quell'antico oggetto del Sistema Solare.


Viaggiando più lontano nel cosmo, un tuffo a volo d'angelo in un buco nero produrrebbe curiose trasformazioni tra un estremo e l'altro del nostro stesso corpo.
La testa, per esempio, sarebbe sottoposta a una enorme differenza gravitazionale rispetto ai piedi, con la conseguenza che il corpo verrebbe "spaghettificato", per usare una parola cara all'astronomo reale britannico (Martin Rees, nell'ormai introvabile Attrazione fatale della gravità, Zanichelli 1997) fino a diventare un flusso di particelle subatomiche - molte delle quali probabilmente ancora ignote al Cern.
La morte delle mille punture. Alcuni degli sfortunati eventi considerati dai due, seppure improbabili sono plausibili. Per esempio, sapevate che servono otto-dieci punture di ape ogni cinquecento grammi di peso corporeo per spedire all'altro mondo un individuo adulto non allergico? Anche in questo caso è facile che la dipartita avvenga per altre cause, ben prima di arrivare alla milleseicentesima puntura, ossia 11,8 punture per centimetro quadrato - a patto di essere assolutamente nudi, in piedi fino alla fine e con un qualche tipo di trucco che metta a disposizione delle api anche le piante dei piedi.
Se il conto non vi torna forse la vostra superficie corporea è maggiore o minore di 1,9 metri quadrati. Calcolatela così:
[4x(peso in kg)+7] / [90+(peso in kg)]
La formula non è precisa al millimetro quadrato, ma è una buona misura di BSA (body surface area), validata dall'associazione pediatri degli Stati Uniti. Ogni regola ha però la sua eccezione: sappiate che nel 2010 un uomo in Texas sopravvisse a millecinquecento punture di api africanizzate, un ibrido molto aggressivo di varie sottospecie di Apis mellifera.

Morire di sonno. Anche questa morte riserva una inattesa sorpresa: non si muore. Prima di arrivare al decesso si cede infatti allo sfinimento e si passa dalla veglia al sonno, appunto. Va comunque detto che questa teoria poggia su basi scientifiche traballanti: lo spiegano, con un guizzo di ottimismo finale, Cody Cassidy (lo scrittore) e Paul Doherty (il fisico) citando il caso di Randy Gardner, che nel 1964 rimase sveglio più di 11 giorni di seguito - apparentemente senza conseguenze, piombando poi in 14 ore di sonno. È ancora oggi la più lunga privazione del sonno volontaria mai documentata scientificamente, e se nessuno ha più tentato di superare il limite è perché è difficile trovare un medico incosciente che dia supporto, e anche perché il Guinness dei Primati ha cancellato questa prova dal suo medagliere. Morale, se qualcuno vi dice che è morto di sonno, non credetegli: è sicuramente vivo e vegeto.
© R.Z., ha collaborato: Alessandro Pilo