Il 2 luglio iniziano i saldi in quasi tutta Italia, con l'unica eccezione della Sicilia, che ha anticipato al primo luglio. La parola saldi, come spiega la Confcommercio, ha un'etimologia interessante che deriva dal lessico commerciale: «Il termine "saldi" indica la differenza tra le entrate e le uscite, nonché un "saldo" positivo o negativo; motivo per cui i saldi sono la merce che non è stata venduta in un negozio a fine stagione e la vendita stessa dell'invenduto». Ma da quando esistono, in Italia, i saldi?
Le prime regolamentazioni del fascismo. La prima legge a introdurre le categorie di "vendite straordinarie" e "vendite di liquidazione" (entrambe definite come forme di vendita al pubblico con le quali un commerciante cerca di esitare in breve tempo tutte le proprie merci o gran parte di esse, presentando al pubblico la vendita come occasione particolarmente favorevole) fu emanata il 2 giugno 1939, in piena epoca fascista: come spiega un'interessante pubblicazione dell'Istituto Bruno Leoni, la regolamentazione dei saldi nacque con l'idea di correggere, o perlomeno limitare, la "concorrenza selvaggia" tra i venditori.
I saldi, in particolare, facevano parte delle vendite straordinarie, durante le quali si mettevano in vendita "esclusivamente prodotti di carattere stagionale, articoli di moda ed in genere prodotti che siano comunque suscettibili di notevole deprezzamento se non vengono esitati durante una certa stagione o entro un breve periodo di tempo". Le vendite promozionali, a differenza di quanto accade oggi nel nostro Paese, non avevano limitazioni di tempo, ma potevano essere attuate in qualunque periodo dell'anno (come avviene tutt'oggi negli Stati Uniti). Tuttavia attuarle non era così semplice: il commerciante doveva seguire una trafila burocratica presentando domanda alla corporazione locale e attenendone l'approvazione.


Evitare gli inganni. Nel 1944, dopo la caduta del regime fascista e l'abolizione delle corporazioni, i loro poteri finirono nelle mani delle Camere di commercio, industria e agricoltura e degli Uffici provinciali del commercio e dell'industria. Il primo disegno di legge nazionale che si occupò nuovamente di regolamentare le vendite promozionali arrivò trentacinque anni dopo, e venne firmato da Aristide Tesini, deputato democristiano che sosteneva che spesso le vendite straordinarie o di liquidazione contenessero pubblicità e proclami illusori e che alla fine gli sconti erano inesistenti. La proposta di legge chiedeva di «eliminare quelle abnormi forme di vendita che, facendo leva sulla credulità, impediscono un corretto sviluppo di una sana e leale concorrenza, base del nostro sistema economico».
La proposta divenne legge meno di un anno dopo, il 19 marzo 1980.
Con la legge del 1980 furono le Camere di commercio a stabilire i periodi dell'anno, al massimo due (come ora), in cui i commercianti potevano svendere la propria merce stagionale per non più di quattro settimane. In caso di controlli, il venditore aveva l'obbligo di dimostrare di aver effettivamente applicato degli sconti sul prezzo iniziale.
Quando farli? Alcune leggi degli anni Novanta intervennero sui periodi delle vendite promozionali: una legge del 1991 stabilì che i saldi si tenessero in tutta Italia dal 7 gennaio al 7 marzo e dal 10 luglio al 10 settembre. Nel 1998 la decisione venne posta nelle mani delle singole regioni, e da allora nulla è cambiato.