Proprio come oggi, i bambini di cent’anni fa a Carnevale vestivano gli abiti dei loro personaggi preferiti. Allora i punti di riferimento erano i romanzi d’avventura, i personaggi storici o fiabeschi oppure gli abitanti “esotici” di altri Paesi. Quasi sempre i vestiti erano confezionati in casa, prevalentemente con materiali di recupero, e il sogno era diventare per un giorno Sandokan, Zorro, un soldato garibaldino, Biancaneve, un re o una regina, oppure un turco, un’olandesina, un antico egizio. O semplicemente un adulto, che svolgesse un mestiere prestigioso: soldato, crocerossina, esploratore. Molto diffuse erano anche le maschere derivate dalla Commedia dell’Arte e oggi quasi sconosciute ai più piccoli; le più comuni erano Arlecchino, Colombina, Pulcinella, Pantalone e Gianduia.
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Oggi l’immaginario dei bambini è dominato dai protagonisti dei cartoni animati, dei film e dei videogiochi: tra le maschere, coloratissime e spesso acquistate già pronte, prevalgono così i pupazzi, come i Teletubbies, i supereroi, tipo Batman o l’Uomo Ragno, oppure personaggi come le Winx o i Gormiti. Ma non è questo l’unico cambiamento. Al giorno d’oggi infatti il Carnevale è inteso come occasione di festa riservata per lo più ai bambini. In origine invece era una festività per gli adulti, che potevano sovvertire ruoli sociali e regole con grandi feste, tornei, danze per prepararsi al periodo di ristrettezze imposto dalla Quaresima.
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Quali maschere di Carnevale si usavano cento anni fa?

Foto: © H. Armstrong Roberts/CORBIS