Sorprende constatare, leggendo le classifiche sulla felicità globale, che i paesi più lieti sono, in alcuni casi, anche quelli con il più alto tasso di suicidi (l'esempio più lampante è quello della Danimarca).
Perché? Come spiegare questa apparente contraddizione? Ci hanno provato, l'anno scorso, alcuni ricercatori dell'Università di Warwick (UK), dello Hamilton College di New York e dalla Federal Reserve Bank di San Francisco.
Spiegazione. Questi ipotizzano che le persone più insoddisfatte si sentano più avvilite e abbandonate in un contesto dove la maggior parte della popolazione si dichiara felice.
Pensate che i paesi dove splende sempre il Sole siano anche quelli più
felici? Invece, a dispetto di tutti i metereopatici... la palma d'oro
della nazione più lieta del mondo spetta alla Danimarca, seguita, sul
podio, da Norvegia e Finlandia e, al quarto posto, dall'Olanda. Sono
questi i primi dati che emergono dal World Happiness Report, il primo
rapporto globale sulla felicità commissionato dalle Nazioni Unite e
pubblicato dall'Earth Institute della Columbia University (USA) il 2
aprile.
Indici
Se il Prodotto Interno Lordo è il principale indicatore della ricchezza
di un paese, la felicità dei suoi abitanti è un fattore essenziale per
valutare l'efficacia delle politiche sociali ed economiche sulla qualità
della vita. Il rapporto analizza i dati di quattro diversi studi (il Gallup World Poll, la World Values Survey, la European Values Survey e la European Social Survey)
che hanno rivolto a campioni di abitanti di ogni nazione del mondo più o
meno tutti la stessa domanda: "Considerando i vari aspetti della tua
vita in questo periodo, qual è il tuo globale livello di
soddisfazione?".
Primi e ultimi
I paesi del Nordeuropa giunti in cima alla classifica
hanno espresso, in media, una valutazione da 7,6 (in una scala di voti
compresa tra 1 e 10). Alle ultime posizioni si sono piazzati diversi
paesi dell'Africa Subsahariana (Togo, Benin, Repubblica Africana
Centrale, Sierra Leone), con un livello di apprezzamento della propria
vita di 3,4. L'Italia è in 28esima posizione, due gradini sopra alla
Germania, ma sotto a Stati Uniti (11esimi), Francia e Inghilterra.
Siamo nati per essere felici? Quali sono i fattori che scatenano l'ottimismo? Vai allo speciale!
A una prima analisi parrebbe il benessere economico il fattore che maggiormente influenza la singolare classifica. Ma la prosperità finanziaria non è il solo elemento in gioco: la libertà politica, i forti legami sociali e l'assenza di corruzione sono, insieme, tre fattori che pesano più della ricchezza nel determinare il gap tra paesi in cima e in fondo alla classifica.
«Entrate più alte non migliorano necessariamente il benessere generale di un paese» scrive nell'introduzione al rapporto Jeffrey D. Sachs, direttore dell'Earth Institute «negli Stati Uniti, per esempio, il reddito pro capite è triplicato dal 1960, mentre gli indicatori della felicità media sono rimasti essenzialmente invariati».
Il prezzo della felicità? Qualcuno ha pensato di calcolarlo...
In generale, con la crescita del benessere e della qualità di vita è cresciuta anche la felicità globale: negli ultimi trent'anni il mondo è diventato 0,14 volte più felice (anche se non in tutti i paesi si è registrato un miglioramento).
A livello individuale, fattori determinanti sono la salute mentale (e adeguate garanzie sanitarie per mantenerla) e fisica, buoni legami famigliari e un posto di lavoro sicuro. A livello globale, la mancanza di un lavoro o un licenziamento causa dolore come un lutto o una separazione; i buoni rapporti con i colleghi e la sicurezza di un impiego influenzano sulla soddisfazione del lavoratore più che uno stipendio alto e turni di lavoro vantaggiosi.
Una famiglia stabile e un matrimonio duraturo influiscono sulla felicità percepita sia dai genitori sia dai figli; nei paesi più avanzati, le donne risultano più felici degli uomini, mentre in quelli più poveri le posizioni sono più omogenee. L'ago della felicità tocca il suo livello più basso al raggiungimento della mezza età.
La felicità di coppia? È un'equazione matematica
Il raggiungimento di un livello di felicità soddisfacente dovrebbe essere, secondo i redattori del rapporto, una delle linee guide della politica di ciascuno stato. Qualcuno ha già raccolto la sfida: l'indicatore di sviluppo e dello standard di vita utilizzato dal Bhutan, un piccolo stato montuoso dell'Asia localizzato nella catena himalayana, non è più il PIL ma la Felicità Interna Lorda (gross national happiness - GNH). Il reddito annuale pro capite, uno dei più bassi di tutta l'Asia, non è il parametro con cui questo paese valuta la propria crescita, che si basa invece su un'economia più giusta fondata sui principi del buddismo, sul rispetto per l'ambiente e - almeno nelle dichiarazioni di intenti - sul buon governo.
Una svolta coraggiosa che potrebbe contagiare anche altre nazioni nel mondo: da qualche anno l'ONU guarda a questo stato come a un modello di sviluppo più sostenibile.