Sin dalla sua nascita (che alcuni fanno risalire addirittura al 3000 avanti Cristo), la pubblicità è stata guardata con interesse ma anche con un certo sospetto per certi "messaggi" piuttosto discutibili. Per controllarne la correttezza sono quindi nati vari istituti di autocontrollo (negli Stati Uniti una simile istituzione esiste dal 1911 e in Gran Bretagna dal 1928) come l'Istituto di autodisciplina pubblicitaria, fondato in Italia nel 1966, e al quale aderiscono oggi gran parte delle agenzie pubblicitarie, degli utenti e dei mass media del nostro Paese, che ne riconoscono quindi l’autorità dei giudizi.
In 25 anni di vita l’Istituto ha preso in esame, attraverso il suo Comitato di Controllo, oltre diecimila casi, è intervenuto in duemila di essi, ne ha rinviati a giudizio 1300 al Giurì. Quest’ultimo è una commissione di dodici membri, presieduta da un alto magistrato, che ha il potere di sospendere una campagna pubblicitaria ritenuta contraria ai principi etici riconosciuti nel Codice di autodisciplina. Le sue decisioni sono inappellabili.