Delle piscine di Rio si parla molto, in questi giorni, soprattutto per il colore. Ma anche la loro forma potrebbe giocare un ruolo importante nelle competizioni, e in questo caso, senz'altro positivo. In particolare, l'impianto olimpionico per le gare di nuoto sembra favorire la velocità degli atleti, così come era accaduto, otto anni fa, con la piscina di Pechino 2008.
In quell'occasione, i nuotatori olimpici avevano collezionato, in totale, 29 record del mondo. Quattro anni dopo, a Londra 2012, ne furono totalizzati solo 19. A Rio, finora ne sono stati battuti 9: con circa metà delle competizioni rimaste, più o meno 16, non si raggiungeranno le vette di Pechino, ma probabilmente si batterà Londra.
Ma c'è di più: a Rio finora tutti i tempi degli ori femminili sono stati più veloci di quelli di Pechino (e di Londra), mentre solo 5 tempi maschili sono più lenti di 8 anni fa, fa notare un'analisi di Sports Illustrated.
Lontani dal fondo. Che cosa rende una piscina olimpionica "veloce"? Prima di tutto, la profondità: dall'edizione di Pechino in poi, tutti gli impianti per il nuoto sono profondi 3 metri. In questo modo, le turbolenze innescate da tuffi e movimenti degli atleti impiegano più tempo a raggiungere il fondo e non rimbalzano sul corpo dei nuotatori.
Calma piatta. Un altro elemento fondamentale è che l'acqua sia completamente immobile quando la piscina è vuota, come un lago deserto di primo mattino. È la garanzia che non ci siano interferenze causate, per esempio, dagli impianti di circolazione e pulizia della vasca. Sembrano sottigliezze, ma in gare che si giocano sul filo dei centesimi, tutto fa brodo.
Onde. C'è infine il discorso delle corsie e dei canali di scolo. Le linee di corsia fungono già normalmente da frangiflutti; a Rio, inoltre, su 10 corsie a disposizione vengono usate, per le gare, soltanto le 8 centrali. Le due laterali fungono da frangionde, e sono isolate da cuscinetti. Anche i nuotatori che si trovano nelle corsie laterali, quindi, rischiano meno di essere investiti dalle "onde di ritorno": queste finiscono nei canali di scolo perimetrali, evitando di rifrangersi verso il centro.
Tecnologia italiana. Un nuotatore professionista muove molta acqua, creando turbolenze che disturbano il nuoto degli altri: per questo, nei nuovi impianti agonistici si separano le corsie con “salsicciotti” che hanno un effetto frangionda più forte. I primi a realizzarli sono stati gli italiani della Astral Pool, multinazionale con sede a Bedizzole (Bs), nell'impianto realizzato per i campionati mondiali di nuoto del 2003 a Barcellona.
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