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Perché si dice "stai fresco"?

Ha qualcosa a che fare col 25 marzo (del 1300!), giorno in cui si dice che Dante si perse nella selva oscura...

Per molti esperti della Commedia il 25 marzo del 1300 è il giorno in cui inizia il viaggio di Dante attraverso gli Inferi e fino al Paradiso, il giorno in cui si perde nella selva oscura, e il 25 marzo è la giornata che l'Italia dedica a Dante Alighieri (che quest'anno, alla sua "prima" proprio al tempo della CoViD, cade in un periodo davvero difficile, che impedirà ogni manifestazione pubblica prevista). Quindi... "stai fresco!", l'espressione usata oggi per dire che qualcosa non accadrà, è stata usata per la prima volta proprio da Dante Alighieri nel verso 117 del XXXII canto dell'Inferno. Qui, riferendosi ai dannati sepolti e imprigionati per sempre nel lago ghiacciato di Cocito, il poeta scrive: "là dove i peccatori stanno freschi".

Eredità dantesche. Dante è il padre di molti altri modi di dire che usiamo. Per affermare che un evento non ci scalfisce, possiamo per esempio dire non mi tange, espressione pronunciata da Beatrice (II canto dell'Inferno). Nel XXXIII canto, in un'invettiva contro Pisa, appare invece l'espressione bel Paese, oggi usata come sinonimo di Italia. Nel V canto, nel raccontare l'amore tra Paolo e Francesca, scoccato mentre i due leggevano il racconto del bacio tra Lancillotto e Ginevra, Dante introduce quel galeotto fu (riferito al libro) che usiamo tuttora per dire che la responsabilità di un evento è dipesa da qualcosa estranea a noi.

Anche quando usiamo l'espressione senza infamia e senza lode per far capire che qualcosa non va né tanto bene né tanto male (ma non ci piace un granché), prendiamo ancora da Dante, che scrisse il verso senza infamia e senza lodo nel III canto per indicare gli ignavi, ossia persone che in vita non avevano avuto il coraggio di prendere posizioni.

25 marzo 2020 Fabrizia Sacchetti
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