L’espressione allude al distrarsi o al disorientarsi, da cui l’interruzione della consequenzialità di un pensiero e dunque, se si sta parlando, di un discorso. Ma il filo perduto, in origine, era molto più materiale. Molti storici della lingua concordano: l’allusione è alla mitologia greca e cioè al celebre filo di Arianna, quello che permise a Teseo di orientarsi nel labirinto del Minotauro, a Creta, e di uccidere il mostro.
Al centro del labirinto: foto di dedali dai cinque continenti
Per colpa di un tappeto
Tuttavia il modo di dire relativamente recente, documentato a partire da fine Settecento, potrebbe avere anche un’origine diversa, legata alla tessitura. Nella confezione dei tappeti, organizzata secondo una precisa trama di fili manipolati con le dita, perdere quello giusto significava dover ricominciare da capo... E che la lavorazione dei tappeti avesse valore lo mostra un altro modo di dire: “chi è sotto annoda i fili”, nel ricordo di chi tesseva tappeti stando sotto il telaio, lavoro faticosissimo, metafora del subire angherie e soprusi.
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