L’usanza si perde nei secoli e riguarda molti Paesi, soprattutto dell’area mediterranea. La tradizione più nota si lega all’episodio di un santo inglese, Dunstano, cui il diavolo avrebbe chiesto di ferrare il suo cavallo. Il santo maniscalco avrebbe invece inchiodato il ferro agli zoccoli del diavolo, liberandolo solo in cambio della promessa che non sarebbe più entrato nelle case in cui fosse stato esposto un ferro di cavallo. Infatti, tra i vari ferri, proprio quello di cavallo porterebbe più fortuna: ha quasi la forma di un anello e il cerchio avrebbe una valenza magica.
Ma il toccare ferro come protezione dalla sfortuna s’intreccia anche con l’idea della spada e di altre armi, simbolo di difesa da ogni pericolo. In varie culture, inoltre, il ferro è ritenuto anche uno “scaccia temporali” e fulmini, un talismano efficace contro streghe e fatture, un elemento capace di tenere lontano l’orso (simbolo del male) oppure in grado di restituire l’orientamento a chi l’ha perso.
Tutto questo non vale nei Paesi nordici dove, contro i pericoli e la jella, si usa generalmente toccare il legno. Il motivo risiederebbe nella sacralità degli spiriti che abiterebbero in alcuni alberi.