L’origine dell’odore sulfureo che inizia a manifestarsi un’ora dopo aver mangiato asparagi non è del tutto chiara. Nelle urine sono stati infatti trovati diversi composti solforati, che però negli asparagi non sono contenuti e sono quindi il frutto di qualche processo metabolico non identificato.
Indagini in corso. Negli ortaggi sono invece presenti asparagine e acido aspartico, isolati anche nelle urine, e che tuttavia non contengono zolfo. Un composto sospetto è il metilmercaptano, anch’esso presente nella pipì di chi ha mangiato asparagi, ma in concentrazioni troppo basse per giustificare l’intensità odorosa.
Asparagi e serotonina. Gli asparagi, peraltro, sono ricchi di un amminoacido, il triptofano, che non è prodotto dall’organismo ma deve essere assunto con la dieta, e che soprattutto serve per sintetizzare la serotonina, cioè il neurotrasmettitore legato alla felicità. Mangiare molti asparagi dovrebbe dunque giovare all’umore e, di certo, con un minore apporto calorico di uno snack al cioccolato.
Antica passione. Conosciuti già dagli Egizi e dai popoli dell’Asia Minore (Turchia), gli asparagi hanno origini molto antiche. Mentre sembra che i Greci non coltivassero questo ortaggio, di certo si sa che i Romani lo mangiavano intorno al 200 a. C. E nei loro trattati suggerivano come coltivarlo.
Di asparagi scrissero Catone il Censore (III-II secolo a. C.), Plinio il Giovane (I secolo d. C.) e il “gastronomo” Apicio (I secolo d. C.). In particolare quest’ultimo suggerì come cucinarli. In età imperiale gli asparagi piacevano così tanto che si allestirono navi appositamente dedicate al loro commercio (asparagus navis).
Nel Quattrocento la coltivazione approdò in Francia, ma fu nel secolo successivo che divenne popolare anche in Inghilterra e poi in Nord America: qui i nativi impararono ad apprezzare gli asparagi, che però essiccavano per usi officinali.