I pronomi di cortesia “lei” e “voi” sono nati con l’intento di evitare un riferimento diretto alla persona, perché questo poteva apparire scortese. In origine si utilizzavano gli aggettivi, seguiti da un nome: sua eccellenza, sua signoria, vostra grazia, vostra magnificenza. Trattandosi in prevalenza di sostantivi femminili accanto al pronome “voi”, si è consolidato l’uso del “lei”. Allo stesso modo si è passati per brevità da “le loro eccellenze” a “loro”, quando le persone cui ci si intende rivolgere sono più d’una.
Per dare autorevolezza alla propria persona, i monarchi (soprattutto in passato) e il Pontefice (ancor oggi) usano invece il plurale maiestatis, cioè la prima persona plurale (noi) al posto del singolare (io). In definitiva, lei e voi sono forme entrambe presenti nella storia della lingua italiana e dei suoi dialetti. Per la precisione, a parte alcune zone dell’Italia appenninica centrale (Abruzzo e Ciociaria), dove ci si rivolge a chiunque con il “tu”, il “voi” è usato nell’Italia del Sud (in Sicilia permangono antiche forme contratte come “vossia”), mentre il “lei” è più presente nel Nord.
In inglese si dà del "you" a tutti. Tutte le lingue europee, del resto, non soltanto quelle di origine latina, contemplano pronomi di cortesia, che generalmente ricalcano fedelmente la seconda persona plurale. “Vous” in francese, “usted” in castigliano, “voceî” in portoghese, “vyi” in russo. Contrariamente a quel che si ritiene, in inglese si usa sempre “you” non perché si tratti di una società egualitaria nella quale si dà a tutti del tu. Anzi, “you” è il pronome di cortesia “voi”, che ha annullato e sostituito quello diretto. La seconda persona singolare, cioè “thou”, è infatti caduta in disuso.