Un'analisi effettuata su quasi 88.000 partite di calcio, disputate tra undici squadre nell'ambito di diversi campionati europei dal 1993 al 2019, ha rilevato un aumento nella prevedibilità dei risultati e nella disuguaglianza tra i diversi team, oltre a una diminuzione del vantaggio per chi gioca in casa. I risultati sono stati pubblicati su Royal Society Open Science.
Ricchi e prevedibili. Un modello computerizzato ha provato a predire la squadra vincitrice di vari match sulla base dei dati relativi a partite precedenti, e ha azzeccato in media 75 volte su 100. L'analisi, oltre a evidenziare un aumento nella prevedibilità dei risultati negli anni, ha rilevato anche una correlazione tra prevedibilità e disuguaglianza: con il tempo, i team più ricchi (quelli che possono permettersi giocatori più costosi) sono diventati più prevedibili rispetto a quelli meno finanziati.
In casa o fuori, poco importa. I dati hanno anche evidenziato un calo nell'influenza del cosiddetto "fattore campo", cioè il vantaggio che alla squadra di casa deriverebbe dal sostegno dei tifosi e dalla circostanza di non dover affrontare viaggi (magari lunghi e faticosi), spostamenti ecc.: l'Italia, ad esempio, da circa il 66% di punti ottenuti in casa nel 1993, è scesa al 58% nel 2019.
«L'aumento dei giocatori stranieri, il fatto che viaggiare e seguire la propria squadra del cuore sia più semplice – sono solo alcuni dei motivi che spiegano questo trend discendente», scrivono i ricercatori, che sottolineano che «le squadre più forti (cioè le più ricche) sono quelle che solitamente vincono, a prescindere da dove giochino».
A questo proposito, e in particolare sul peso specifico derivante alla squadra di casa dalla possibilità di godere di un maggior supporto da parte dei propri tifosi, vale la pena sottolineare che i dati non tengono conto dei campionati giocati in periodo di lockdown, durante il quale per molto tempo le partite si sono disputate senza spettatori sulle gradinate.