L'oro è un metallo non reattivo, perciò ci si aspetterebbe di trovarlo sparso uniformemente nella crosta terrestre, piuttosto che concentrato in diverse miniere. Un nuovo studio presentato alla Goldschmidt conference, convegno internazionale di geofisica che si tiene annualmente, spiega perché l'oro si concentra nei metalli dove lo troviamo, e qual è l'elemento chiave che guida queste concentrazioni.
i legami dell'oro. A volte l'oro si trova sotto forma di pepite, ma spesso il metallo prezioso è legato ad altri minerali contenenti ferro e arsenico, come la pirite e l'arsenopirite. Questi minerali agiscono come una sorta di spugna, attirando concentrazioni di oro fino a un milione di volte superiori a quelle che si trovano in natura. L'oro si lega chimicamente a questi minerali, ed è quindi invisibile a occhio nudo.
Questione di quantità. Ciò che lo studio afferma è che quando l'arsenico è presente in grandi quantità, l'oro entra nella struttura del minerale legandosi direttamente all'arsenico e stabilizzandosi. Quando invece le concentrazioni di arsenico sono basse, l'oro non entra nella struttura del minerale, ma forma solo dei legami deboli con i solforati presenti in superficie. «La nostra ricerca mostra che dalle quantità di arsenico dipende la concentrazione di oro che troviamo nei minerali», spiega Gleb Pokrovski, capo dello studio. In altre parole: maggiore la quantità di arsenico, maggiore la probabilità di trovare oro!
«Da anni sappiamo che l'arsenico causa gravi problemi di salute ai minatori d'oro», sottolinea Pokrovski. Nel 2004 è stata chiusa in Francia, vicino a Carcassonne, la miniera di Salsigne, una delle più grandi dell'Europa Occidentale, ma i danni ambientali dell'inquinamento da arsenico persistono ancora nella regione. «Ora che abbiamo chiaro cosa succede a livello atomico, possiamo cercare una soluzione per proteggere la salute dei cercatori d'oro», conclude il capo dello studio.