a cura di Silvia Ponzio
Se le Olimpiadi di Londra sono all’insegna dell’hi-tech più frenato, fino all’edizione precedente era la genialità, unita all’ingegno di un fotografo, a fare la differenza e riuscire a catturare l’attimo e trasmettere emozioni in un unico fotogramma. Com’era successo a Al Bello a Pechino in questa foto che ritrae Victor Covalenco in un atterraggio non proprio riuscito.
"Il lavoro del fotografo è riuscire catturare e trasmettere un’emozione"
Prospettiva alternativa
Ho scattato questa foto di Victor Covalenco durante le Olimpiadi di Pechino 2008
Carpe diem - Al Bello aveva già lavorato durante le precedenti Olimpiadi così, una volta in cima, ha subito capito quale posizione scegliere. Si è ricordato che, nonostante i decatleti siano molto bravi in tutte le prove, qualche volta capita di sbagliare. In quell’occasione stava per iniziare la finale di salto in lungo ed era sicuro che ci sarebbero stati almeno uno o due atterraggi interessanti: qualche volta saper scegliere il posto giusto al momento giusto può aiutare a essere gli artefici della propria fortuna!
Su, coraggio… - Così Al Bello ha perlustrato il tetto dello stadio alla ricerca della posizione migliore. È stata dura: per arrivarci ha dovuto usare un’imbracatura da scalatore, con tutta la sua attrezzatura assicurata intorno al collo… per capire il perché provate a immaginare un obiettivo della fotocamera che cade su qualcuno da quell'altezza! Una volta arrivato in cima, era tutto perfetto. Doveva solo aspettare.
E poi è successo - Victor Covalenco si è esibito in un brutto atterraggio. La sua delusione era palpabile. Aveva investito ore di lavoro e allenamento per quell’unico momento. Così, quando ha toccato terra, Al Bello si è sentito incredibilmente male per lui. Forse è per questo motivo che lo scatto è così d’impatto: cattura l'emozione di quel momento. Ti fa vedere le cose due volte. «In qualche modo mi ricorda uno show sportivo che vedevo spesso, Wide World of Sports della rete ABC» spiega Al Bello: «nella sequenza di apertura venivano usati fotogrammi che mostravano sia il brivido della vittoria, sia l'amarezza della sconfitta. Ed è tutto qui: per ogni vittoria ci deve essere una sconfitta.»
[Photo by Al Bello / Getty Images]