Al Primo Ministro dell'Etiopia, Abiy Ahmed Ali, è stato assegnato il Nobel per la Pace 2019 "per il suo impegno nel raggiungere la pace e la cooperazione internazionale, e in particolare per la sua iniziativa decisiva nel risolvere il conflitto al confine con la vicina Eritrea". Nelle intenzioni del Comitato per il Nobel norvegese, l'istituzione che per volere di Alfred Nobel assegna il Nobel per la Pace, il premio di quest'anno è un riconoscimento a tutti gli attori che lavorano alla riconciliazione in Etiopia e nelle altre aree dell'Africa orientale e nord orientale.
È anche un premio di incoraggiamento: anche se molto è stato fatto per trasformare l'Etiopia in uno Stato democratico, Abiy Ahmed è in carica soltanto dall'aprile 2018, la situazione alle frontiere tra Etiopia ed Eritrea è ancora tesa, e le prime libere elezioni sotto questa presidenza si devono ancora svolgere - se nulla cambia, dovrebbero tenersi nel 2020. Il Nobel riconosce il lavoro già avviato nella speranza che si continui nella stessa direzione.
Ethiopia's Prime Minister Abiy Ahmed has received the Nobel Peace Prize. This award should push & motivate him to tackle the outstanding human rights challenges that threaten to reverse the gains made so far.
— Amnesty International (@amnesty) October 11, 2019
Un'altra pace è possibile. Collaborando strettamente con il Presidente dell'Eritrea Isaias Afwerki, Abiy Ahmed ha lavorato a un accordo di pace tra i due Paesi diverso dalla strategia "no peace, no war" da tempo vigente. L'accordo di pace formalizzato a luglio 2018 ha posto fine a 20 anni di stallo militare ai confini tra Etiopia ed Eritrea, risultato di un conflitto alla frontiera dal 1998 al 2000.
In Etiopia, Abiy Ahmed ha avviato importanti riforme che fanno sperare a molti cittadini un futuro migliore. Nei primi 100 giorni da Primo Ministro ha garantito l'amnistia di migliaia di prigionieri politici, interrotto la censura mediatica, legalizzato gruppi di opposizione che erano stati dichiarati fuori legge, licenziato leader militari e politici sospettati di corruzione e migliorato in modo significativo l'influenza delle donne nella vita politica e sociale. Ha inoltre promesso di rafforzare la tenuta democratica del Paese organizzando libere e oneste elezioni.
Solo all'inizio. Il Primo Ministro etiope ha condotto un'opera di mediazione nel conflitto che da tempo si protrae tra Kenya e Somalia per un'area marina contesa, e contribuito al miglioramento delle relazioni diplomatiche tra Eritrea e Djibouti. In Sudan, il regime militare e l'opposizione sono ritornati a un tavolo negoziale, e Abiy Ahmed ha avuto un ruolo chiave nelle trattative.
Resta molto da fare. Il riacutizzarsi in Etiopia delle rivalità etniche e la nuova chiusura di alcuni posti di frontiera aperti con l'Eritrea per decisione di quest'ultima - fino a che la bozza di accordo di pace non sarà legalizzata a tutti gli effetti - minacciano di vanificare parte del lavoro fatto.
Intanto, ci sarebbero fino a 3 milioni di cittadini etiopi in fuga dai loro paesi e altri milioni di rifugiati ammassati ai confini negli stati vicini. Occorre proseguire con tenacia: la completa pacificazione del secondo Stato più popoloso d'Africa avrebbe effetti positivi in tutta la parte orientale del continente.