di Alessia Vicinanza
Sai qual è il più grosso problema del mercato della musica di oggi? La quantità, positiva o negativa che sia: più artisti, più musica, più modi per scaricarla (anche gratis), ma meno soldi.
"Quasiasi servizio per la musica dovrà sempre competere con quella gratis"
E io pago! - Ottenere le ultime uscite dei tuoi artisti preferiti pagando poco o niente ormai è piuttosto facile. Lo era già ai tempi del nastro, figurati ora con il digitale. Ma il mercato come sta? Da un lato i musicisti guadagnano sempre meno, dall’altro chi si offre di fare da tramite tra te e l’artista non ha abbastanza iscritti, ma paga ugualmente i diritti d’autore, e si ritrova a cercare sempre più modi per far pagare di più l'appassionato di musica.
Un giro di soldi che non gira - Prendi una delle realtà più attive del momento, Spotify. Spesso (e volentieri?) è stata accusata di essere sempre sull’orlo della crisi, e il motivo è semplice: più tu scarichi o ascolti, più lei dovrà pagare i diritti agli artisti (o meglio le etichette e case discografiche che poi li pagano). Calcola che, però, su quindici milioni di iscritti al servizio online, solo quattro milioni hanno deciso di passare a un account a pagamento. È ovvio che i restanti preferiscano scaricare altrove i file non disponibili gratuitamente.
A conti fatti - Le uniche che possono ancora trarre vantaggio da questa situazione sono le case discografiche visto che gli artisti, comunque, producono anche se vendono meno, e i servizi come Spotify - fra cui anche Pandora o i predecessori come MySpace, che ora è altrettanto in cattive acque - le pagheranno sempre.
Orizzonti poco nitidi - Ovvio che la soluzione migliore sia che tutti si rimettessero a pagare, ma non è facile. Forse la musica è troppo alla portata di tutti per essere a pagamento. Ma è anche troppo costosa per essere gratuita. Per fortuna il mercato musicale non morirà mai, grazie anche a concerti e altri prodotti, ma sarebbe davvero triste se gli artisti non fossero più pagati per ciò che fanno. (sp)