Il vecchio museo delle scienze di Trento, in centro città, organizzava spedizioni (specie in Africa) e convegni, ma il nuovo MuSe va molto oltre: edificio, progetto espositivo, tecnologie, tutto del nuovo museo è stato pensato da zero con lo scopo di stupire e meravigliare. E l'obiettivo è stato raggiunto se dobbiamo giudicare dal successo di pubblico dell'inaugurazione (il 27 luglio) e di questi primi giorni, con i visitatori che non vogliono saperne di uscire dalle sale.
Michele Lanzinger, direttore del MuSe e anima del progetto, parla di transizione da un'idea di museo statico a una realtà aperta alla sperimentazione e centro di innovazione, e le immagini che seguono (l'edificio e le esposizioni) confermano il valore del progetto. Non è dunque difficile immaginare per il MuSe un ruolo importante nella promozione dello sviluppo sostenibile del territorio e per la cultura della conservazione della natura e della divulgazione naturalistica, a partire dai due importanti convegni scientifici previsti: a fine agosto quello internazionale della Sibe (Società italiana di biologia evoluzionistica) e a settembre il XVII convegno italiano di ornitologia.
Il Muse unisce ricerca, esposizione e organizzazione e tematiche diverse. Visto che siamo a Trento, il territorio alpino la fa da padrone. C'era chi temeva che il contenitore attirasse più del contenuto: questo perché il progetto è di un architetto famoso (Renzo Piano) e la struttura è innovativa rispetto ai musei italiani - e anche a molti altri musei del mondo.
«Il MuSe è anche uno science center, come quelli che sorgono in altri Paesi, in cui i visitatori, dai bambini agli adulti, possono avvicinarsi al materiale esposto, interagire con esso e imparare molto di più di quanto non accada quando sono portati davanti alle solite vetrine polverose. La bellezza di certi elementi naturali la capisci solo se ci metti le mani», conclude Lanzinger. E per questo ci sono anche temi molto più generali e lontani, come l'evoluzione della specie o la ricostruzione di una serra tropicale.
È un museo pensato da e per i trentini, senza dimenticare che anche la Regione, che finanza il progetto, è parte di un grande mosaico più globale. Per questo c'è una galleria in cui si dimostra come si fa innovazione in Trentino, o il FabLab, in cui i visitatori possono lavorare con mini-robot allo scopo di realizzare i progetti più vari. In definitiva, è un luogo in cui natura, scienza e società si uniscono per gettare un ponte tra due culture, quella scientifica e quella umanistica, tanto indispensabile in Italia in questo momento.