Si potrebbe pensare che con tutta la fatica spesa per ottenere un Premio Nobel si custodisca la sua controparte fisica - una medaglia in oro 18 carati dal peso di 175 o 185 grammi - come una reliquia. Non è sempre così: la storia di questo riconoscimento è piena di episodi in cui il premio ha preso strade inaspettate, lontane dalle tasche di chi l'ha meritato.
Sciolto nell'acido. Nell'aprile 1940, quando i nazisti invasero la Danimarca, gli scienziati del Niels Bohr's Institute for Theoretical Physics iniziarono a preoccuparsi per la sorte delle medaglie che due fisici Premi Nobel tedeschi, Max von Laue (vincitore nel 1914) e James Frank (1925), avevano portato lì perché fossero custodite. Nell'ideologia del Führer fare uscire oro dalla Germania equivaleva a un'offesa capitale, e la scoperta dei nomi dei laureati incisi sulle medaglie avrebbe avuto serie conseguenze sulla loro incolumità.
Accantonata l'idea di sotterrarle come troppo rischiosa, il chimico ungherese George de Hevesy, che lavorava all'Istituto, le dissolse in una miscela di acqua regia, nascondendo la soluzione arancione tra altri reagenti del suo laboratorio. Durante le ispezioni naziste il recipiente passò inosservato e alla fine della guerra, nel 1950, Hevesy riportò indietro l'oro con una reazione di precipitazione, inviandolo poi all'Accademia svedese delle Scienze e alla Fondazione Nobel affinché le medaglie fossero riforgiate. Nel 1952, furono riconsegnate ai legittimi proprietari.
Regalate o vendute a caro prezzo. Gran parte delle medaglie perdute ha avuto sorti meno nobili e avventurose. Nel 1943, lo scrittore norvegese Knut Hamsun diede la sua del Nobel per la Letteratura al ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels, perché ne sosteneva la causa. Per le sue simpatie politiche fu accusato di collaborazionismo, e poi, nel 1948, finì in manicomio. Non si sa che fine abbia fatto la sua medaglia.
Quelle di Aristide Briand, diplomatico francese patrono degli Stati Uniti d'Europa, Premio Nobel per la Pace nel 1926, e di James Watson, Nobel per la Chimica nel 1962 per la dibattuta co-scoperta della struttura del DNA, furono vendute all'asta, ma con esiti un po' diversi. Il premio di Briand fu dato nel 2008 all'Heritage Museum Ecomusee of Saint-Nazaire, in Francia, per 12.200 euro. La medaglia di Watson fu invece battuta all'asta per la cifra record di 4,1 milioni di dollari (3,5 milioni di euro circa) tasse escluse, sborsati dal milionario russo Alisher Usmanov. Curiosamente, la medaglia "svenduta" al museo finì rubata pochi anni più tardi, mentre quella strapagata fu poi restituita allo scienziato, che l'aveva ceduta "per motivi economici".
Nelle mani sbagliate. A proposito di furti, in India, nel 2017, alcuni ladri riuscirono in quello della medaglia vinta nel 2014 da Kailash Satyarthi, Premio Nobel per la Pace.
Peccato che fosse una replica: l'originale era esposta in un museo. Finì invece confiscata quella di Shirin Ebadi, avvocatessa iraniana e attivista per i diritti umani, Premio Nobel per la Pace nel 2003. Nel 2009, la donna accusò il governo di Teheran di aver sottratto alcuni suoi averi in una cassetta bancaria di sicurezza per pagare 410.000 dollari di presunte tasse arretrate sul Nobel (i premi però sono esentasse). Le autorità negarono ogni responsabilità, e alla fine della vicenda il premio le fu restituito.
Confuse e... morsicate. I nomi dei laureati sono incisi sul retro o - nel caso dei Nobel per la Pace e per l'Economia - sul bordo delle medaglie. Può quindi capitare che colleghi premiati finiscano per scambiarle, ma la restituzione non è sempre così semplice. Nel 1975, i Nobel per l'Economia Leonid Kantorovich (Unione Sovietica) e Tjalling Koopmans (USA) tornarono a casa uno con la medaglia dell'altro. Ma erano i tempi della Guerra Fredda e ci vollero 4 anni di trattative diplomatiche per poter effettuare lo scambio.
Fu solo temporanea, invece, la "fuga" della medaglia assegnata nel 1999 a Medici Senza Frontiere (Premio Nobel per la Pace). Il premio sparì per una notte dalla camera d'albergo di Oslo dove era custodito: un membro della delegazione norvegese dell'organizzazione raccontò nel 2006 che era stato portato fuori "a festeggiare" e che recava i segni dei denti di chi voleva controllare che si trattasse effettivamente di oro.