In Italia, il più noto tra i classici scritti dietro le sbarre è Le mie prigioni, nel quale Silvio Pellico (1789 - 1854) racconta la sua detenzione prima ai Piombi (Venezia), poi allo Spielberg (Brno, Rep. Ceca), dopo l’arresto a Milano (1820) per la sua adesione ai moti carbonari. Gli "scritti in prigionia" sono però numerosi, favoriti dal tempo a disposizione e dalla voglia di rivalsa: una panoramica anche solo dei più famosi sarebbe decisamente lunga, con una selezione secolare che potrebbe andare dai trattati di Girolamo Savonarola (1452–1498) ai romanzi hard-boiled (polizieschi) di Edward Bunker (1933 - 2005). Perciò, un po' arbitrariamente, ne abbiamo scelti sei: ecco in ordine sparso la nostra selezione.
Oscar Wilde - La ballata del carcere di Reading
Arrestato per lo scandalo dell’omosessualità, intollerabile nell’Inghilterra imperiale vittoriana, Oscar Wilde in carcere scrisse alcuni dei suoi più bei componimenti: il De Profundis (1897), lunga lettera pubblica indirizzata al suo compagno, Alfred Douglas, e La ballata del carcere di Reading, resa famosa da un verso, soprattutto: “Ogni uomo uccide la cosa che ama”.
Miguel de Cervantes - Don Chisciotte della Mancia
«Vedi là, amico Sancho, come si vengono manifestando trenta, o poco più smisurati giganti? Io penso di azzuffarmi con essi, e levandoli di vita cominciare ad arricchirmi colle loro spoglie». Miguel de Cervantes (1547-1616) nel prologo al Don Chisciotte ammette che il racconto epico è stato "generato in una prigione”. La grande opera, originariamente intitolata L'ingegnoso Hidalgo Don Chisciotte della Mancia, è stata infatti in parte scritta durante la prigionia di Cervantes a Siviglia, coinvolto (suo malgrado) in una tresca finanziaria. Il libro nacque come racconto breve, per sfogo e passatempo di un “cuore malinconico e abbattuto”. Pubblicato in due parti, la prima nel 1605 e la seconda nel 1615, il Don Chisciotte è considerato uno dei più grandi romanzi europei mai scritti.
Bertrand Russell - Introduzione alla filosofia matematica
Russell (1872 - 1970), pacifista, finì in carcere per 6 mesi come obiettore di coscienza durante la Prima guerra mondiale. Non avendo “impegni”, come racconterà poi, non senza ironia, nella sua autobiografia, ne approfittò per iniziare il suo lavoro più noto, dove espone i concetti che stanno alla base della matematica: L’introduzione alla filosofia matematica (1919). Russell è ricordato come uno degli intellettuali più importanti del XX Secolo e nel 1950 ha vinto il premio Nobel per la letteratura "in riconoscimento dei suoi vari e significativi scritti nei quali è stato campione di ideali umanitari e libertà di pensiero".
Nelson Mandela - La lunga marcia verso la libertà
La liberazione di Nelson Mandela dal carcere, nel 1990, è uno dei momenti della storia contemporanea fissati nella nostra memoria. Considerato un terrorista per la sua leadership del African National Congress (ANC) e tenuto in prigionia per 27 anni, Mandela (1916 - 2013) sconfisse il dominio della minoranza bianca e la segregazione razziale in Sudafrica, vincendo il Premio Nobel per la Pace nel 1993, insieme a Frederik Willem de Klerk, per aver posto fine pacificamente all'apartheid. La sua opera più celebre è La lunga marcia verso la libertà, un’autobiografia scritta tra le mura del carcere di Robben Island (Sudafrica), dove entrò nel 1964 e fu costretto prima ai lavori forzati in una cava di calce, poi bloccato in isolamento e tenuto in una cella di calcestruzzo umido con una stuoia per letto. Un’esperienza dura e disumana, che tuttavia non gli fece mai perdere fiducia nel genere umano. «Nessuno nasce odiando qualcun altro per il colore della pelle, il suo ambiente sociale o la sua religione», scrisse: «le persone odiano perché hanno imparato a odiare, e se possono imparare a odiare possono anche imparare ad amare, perché l'amore arriva in modo più naturale nel cuore umano che il suo opposto.»
Thomas Paine - L’età della ragione
Profondamente liberale, Paine (1737 - 1809) fu costretto riparare in Francia dall’Inghilterra, per aver scritto contro i diritti acquisiti dei nobili. Ma in tempi di Terrore non gli andò bene neppure nella repubblicana Parigi, dove per essersi dichiarato contrario all’esecuzione di Luigi XVI fu messo ai ferri: in cella scrisse la sua opera più importante, L’età della ragione (1794), nella quale si scaglia contro le religioni organizzate e afferma che è compito dell’uomo - e non di Dio - "compiere la giustizia, amare la misericordia e cercare di rendere felici i nostri simili".
Donatien Alphonse Francois, Marchese De Sade - Le 120 giornate di Sodoma
Scritto nel 1785, in soli 37 giorni, su un rotolo di carta di 12 metri, Le 120 giornate di Sodoma è lo scritto (incompleto) più famoso e oscuro di colui che ispirato il termine sadismo. De Sade lo scrisse in prigione, alla Bastiglia, alla vigilia della Rivoluzione Francese (1789): nel racconto, concepito come una sorta di enciclopedia delle depravazioni, quattro nobili indulgono in ogni tipo di "passione", dal piacere all'omicidio, con 50 giovani prigionieri. Il manoscritto, perso e recuperato diverse volte, venne pubblicato solo nel 1905: 70 anni dopo ispirò Pasolini per il suo film Salò o le 120 giornate di Sodoma.