Curiosità

Le bottiglie (piene) più antiche del mondo

L'ultima è una bottiglia di vodka recuperata da un relitto nel mar Baltico. Ma sono tanti i vini e i liquori arrivati fino a noi attraverso i secoli. Ecco alcune delle loro storie.

Vi azzardereste a bere un goccio vodka che ha più di duecento anni? Una bottiglia piena di liquore e ancora intatta è stata ritrovata sul relitto di una nave affondata al largo delle coste della Polonia. I ricercatori del National Maritime Museum di Danzica, che l’hanno recuperata, hanno ritenuto inizialmente che si trattasse di acqua minerale perché la bottiglia di terracotta ha il marchio Selters, la località tedesca dove si produce la famosa acqua gassata. Ma le prime indagini, come riporta la rivista Smithsonian, mostrano invece che contiene alcol, probabilmente una specie di vodka, allungato proprio con la celebre soda.

Secondo i ricercatori, il liquido è ancora bevibile, cioè non velenoso, anche se l’odore fa ritenere che non debba essere particolarmente buono.

La più antica bottiglia di vino al mondo, del quarto secolo dopo Cristo. |

Tesori in cantina. Non è la prima volta che saltano fuori bottiglie con il loro contenuto intatto vecchie di secoli o addirittura millenni. In Germania, a metà Ottocento, è stata ritrovata una bottiglia di epoca romana contente vino (e olio, per conservarlo). Pare sia la più antica al mondo.

Nella Schatzkamme, la "camera del tesoro" della cantina del municipio di Brema è conservato in botti il cosiddetto vino dei dodici apostoli, di cui il più vecchio risale al 1653. Poi ci sono le bottiglie preziose per i collezionisti: il rum con la data più vecchia si ritiene sia una bottiglia di View Rhum Anglais del 1830, mentre lo sherry Massandra de la frontera, venduto per oltre 40mila dollari a un’asta nel 2001, risale al 1775.

Le bottigle di whisky della spedizione in Antartide di Ernest Shackleton. |

Tentativi di replica. Bottiglie preziose che nessuno oggi potrebbe mai assaggiare. Ma c’è chi tenta di creare delle repliche da stappare senza patemi, come quella del whisky che l’esploratore Ernest Shackleton portò nella sua prima spedizione in Antartide nel 1907: sette casse i cui resti furono sepolti sotto il ghiaccio quando gli uomini fecero ritorno a casa. Nel 2007 sono state riportate alla luce, con dieci bottiglie ancora intatte, e una distilleria scozzese ha “clonato” il whisky di Shackleton per gli appassionati contemporanei.

Un tentativo che riguarda anche le bevande più antiche, di cui non ci sono giunti campioni in bottiglia, ma la cui composizione viene ipotizzata dalle analisi sui resti dei recipienti. Per esempio la birra dei Maya, che la popolazione di epoca pre-colombiana pare ottenesse fermentando il mais ma anche il cacao, e che alcuni appassionati oggi cercano di riprodurre.

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29 agosto 2014 Chiara Palmerini
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