Scoprire come funziona il nostro pensiero. Per capire gusti, consumi e meccanismi di scelta. Ecco la nuova frontiera dal marketing.
Consumatori studiati come animali da laboratorio? Questo è il rischio del neuromarketing, una disciplina a metà strada tra economia e medicina, che studia gli effetti delle campagne pubblictarie sul cervello degli spettatori |
Grazie allo studio di questi dati, supermercati e operatori del mass market possono mettere a punto offerte e promozioni sempre più vicine ai gusti del pubblico e sempre più irresistibili.
Ora consulenti e esperti di marketing si sono però spinti ben oltre. Non contenti di aver violato la nostra privacy sbirciando nelle nostre borse della spesa, hanno deciso di guardare direttamente dentro le nostre teste.
Dentro il consumatore. Nasce così il neuromarketing, una disciplina a metà strada tra l'economia e la medicina, che si avvale delle tecniche della risonanza magnetica per immagini per verificare l'effetto di spot e campagne pubblicitarie sul cervello dei destinatari.
Grazie a questa tecnologia, fino a oggi utilizzata esclusivamente per scopi diagnostici, gli uomini marketing delle grandi multinazionali sono in grado di vedere le reazioni del cervello del consumatore quando viene esposto a determinati stimoli. Si evidenziano così i processi decisionali che portano a preferire la Coca alla Pepsi o che spingono ad acquistare una Ford invece di una Fiat. Alcune case cinematografiche hanno recentemente utilizzato il neuromarketing per verificare gli effetti di alcuni trailer sul sistema emotivo degli spettatori, e scegliere quello con l'impatto più forte.
Secondo quanto riportato da David Wahlberg sul quotidiano Atlanta Journal Constitution e da alcune associazioni di consumatori statunitensi, tra le aziende che utilizzano abitualmente il neuromarketing ci sarebbero Ford, Coca-Cola, Delta Airlines, Daimler-Chrysler. Più molte altre meno note in Italia.
Marketing senza limiti? Queste stesse associazioni di consumatori hanno recentemente inviato una lettera al Senato degli Stati Uniti in cui chiedono una regolamentazione sull'utilizzo del neuromarketing. Cosa succederebbe se questi studi riuscissero a mettere a nudo i meccanismi decisionali che, per esempio, portano a votare un candidato piuttosto che un altro? Il Grande Fratello immaginato da Orwell non sarebbe così lontano….
(Notizia aggiornata al 4 marzo 2005)