Nel settembre del 1995 trentamila persone parteciparono alla Quarta conferenza mondiale sulle Donne di Pechino, promossa dalle Nazioni Unite, che aveva per obiettivo la promozione e la tutela dei diritti delle donne, ma anche, per la prima volta, quelli delle bambine: le più vulnerabili tra i più fragili, prime vittime di abusi, discriminazioni e violenze. Quell'incontro culminò con l'adozione della Dichiarazione e della Piattaforma di Azione di Pechino, l'agenda politica più completa mai stesa sull'uguaglianza di genere.
L'11 ottobre è stato scelto come Giornata Internazionale delle bambine, un'occasione che cade, quest'anno, nel 25esimo anniversario della Piattaforma di Pechino e in un'epoca segnata dalle conseguenze sociali dei lockdown da covid.
A che punto siamo. La Dichiarazione di Pechino ribadisce che i diritti delle donne sono i diritti umani universali di ogni persona, ma che senza azioni concrete per farli rispettare rischiano di rimanere tali soltanto sulla carta. Rispetto al 1995 sono stati compiuti progressi importantissimi, per esempio nella diminuzione della pratica della mutilazione genitale femminile, passata dal 47% di 25 anni fa al 34% di prevalenza, oggi, nei 31 Paesi in cui ancora si pratica. I progressi sono però troppo lenti, e soltanto quest'anno la minaccia di questo brutale "rito di passaggio" incombe su 4 milioni di ragazze in tutto il mondo.
Negli ultimi 25 anni la percentuale di ragazze date in spose prima di aver raggiunto i 18 anni è passata da 1 su 4 a 1 su 5 nel mondo, ma i matrimoni precoci sono ancora 650 milioni, con conseguenze come l'interruzione degli studi, maggiori probabilità di diventare madri in adolescenza e avere complicazioni nel parto, maggiori probabilità di subire violenze domestiche e perpetrare il ciclo della povertà.
Ancora oggi si verificano almeno 10 milioni di gravidanze indesiderate in un anno tra le ragazze tra i 15 e i 19 anni di età nei Paesi in via di Sviluppo. Per le giovani di questa fascia di età, le complicanze in gravidanza sono la prima causa di morte e dei 5,6 milioni di aborti compiuti ogni anno tra le 15-19enni, 3,9 milioni sono condotti in condizioni mediche precarie.
Progressi e regressioni. Importanti passi in avanti sono stati compiuti nel far emergere temi un tempo tabù, come la povertà mestruale, che impedisce alle giovani dei Paesi a basso reddito di disporre di prodotti sanitari durante il ciclo, e le costringe a saltare le lezioni, a correre il rischio di infezioni e a subire discriminazioni, o il problema delle molestie sessuali, sempre più spesso denunciato da movimenti come il #MeeToo.
Anche l'istruzione femminile è migliorata, e oggi sono iscritte alla scuola secondaria 2 ragazze su 3 in età per questo ciclo di studi; nel 1998 erano 1 ragazza su 2. Le disparità però persistono e ancora 132 milioni di ragazze in età scolare vedono oggi violato il loro diritto a un'istruzione di qualità.
La pandemia di covid rischia di farci regredire in molte delle conquiste compiute, a partire proprio dall'istruzione: è noto che frequentare un contesto scolastico abbassa il rischio di violenze domestiche nelle bambine, insieme a quello di contrarre l'HIV e di incorrere in gravidanze indesiderate. Le bambine che frequentano la scuola imparano più spesso a difendersi da matrimoni precoci e vedono la concreta possibilità di realizzare il loro potenziale, ma con l'allontanamento dalle classi dovuto ai lockdown, tutto questo viene a mancare.
Fuori la voce. La Giornata Internazionale delle Bambine 2020 ha come tema il motto "My voice, our equal future" ("La mia voce, il nostro equo futuro"): l'obiettivo è immaginare un mondo più giusto e rispettoso dei diritti ispirandosi proprio alle ragazze adolescenti e alla loro energia. Le ragazze vanno rese protagoniste dei dialoghi e delle collaborazioni per migliorare il loro futuro, senza che il cambiamento sia imposto dall'alto da qualcuno - magari maschio e adulto - che pontifica sul loro domani. Figure fondamentali dell'attivismo femminile contemporaneo, da Malala Yousafzai a Greta Thunberg, alla giovane Nadia Murad, Nobel per la Pace 2018 per la denuncia delle violenze degli uomini dell'ISIS sulle donne e le bambine yazide, mostrano che coraggio e spirito di iniziativa non mancano.