di Luigi Teodonio
L’abitazione di Steve Jobs è stata presa d’assalto lo scorso 17 luglio, ma la notizia è stata diffusa solo all'inizio di di questa settimana. Rubati oggetti e cimeli personali del fondatore di Apple, alcuni dei quali sono stati già venduti sul mercato nero.
"La casa era in ritrutturazione. Forse questo ha aiutato il ladro"
Nessuna pace
Rest in Peace
Lavori in corso - Il malvivente, secondo la Polizia della Contea di Santa Clara, è stato facilitato nel suo compito da alcuni lavori di rinnovamento in corso nell'abitazione. «La casa, in seguito alla morte di Steve Jobs, è stata sottoposta ad alcuni lavori di ristrutturazione e questo ha probabilmente facilitato il compito del ladro. La recinzione esterna» - ha commentato Scott Tsui, sostituto procuratore distrettuale della Contea di Santa Clara - «non è in ottime condizioni e il ladro può aver approfittato di questo fatto per introdursi con facilità nel perimetro della villa».
Furto casuale - Il furto, sempre secondo gli investigatori che si stanno occupando del caso, è stato totalmente casuale. Il malvivente, probabilmente ingolosito dalla ghiotta occasione che gli si presentava davanti agli occhi, si è introdotto nella casa di Steve Jobs senza sapere a chi appartenesse. Probabile che, una volta trovatosi all’interno della lussuosa villa, qualche dubbio gli sia venuto, ma la refurtiva che si trovava di fronte era troppo preziosa perché si potesse fare qualche scrupolo e andarsene via a mani vuote. Esclusa sin dall’inizio, quindi, la pista di un furto su commissione o un furto realizzato da qualche fan sfegatato (ed esagitato) della mela.
Già in manette - Il caso è stato risolto, comunque, in meno di due settimane. Il 2 agosto scorso la Polizia californiana ha arrestato con l’accusa di furto aggravato e ricettazione (first-grade burglary e selling stolen property, nel gergo giuridico statunitense) il 35enne Kariem McFarlin, originario di Alameda, che già era riuscito a piazzare sul mercato nero parte della refurtiva. La prossima udienza del processo si terrà il 20 agosto e, nel caso in cui venisse riconosciuto colpevole, McFarlin rischia sino a sette anni di carcere. Nel caso in cui il processo dovesse continuare, inoltre, potremmo scoprire nuovi dettagli del caso. Sapere, per esempio, esattamente quali oggetti sono stati trafugati e se nella memoria di uno dei computer portati via fosse contenuto qualche dato riguardante le strategie Apple. (sp)