Negli anni Ottanta, per alcuni mesi, ci fu qualcuno che ipotizzò che il K2 fosse più alto dell’Everest. Fu così che si organizzarono alcune spedizioni per definire una volta per tutte la misura delle due vette. E il K2 ritornò ad essere la seconda montagna più alta della Terra.
Nel 1996 si fece un’importante spedizione scientifica per definire, con i mezzi di allora, la quota della montagna degli italiani (perché raggiunta per la prima volta da una spedizione del nostro Paese), che risultò essere di 8610,34 metri. Recentemente, però, nel corso di una spedizione congiunta tra CNR e ricercatori pachistani per rievocare quella prima ascensione di 60 anni fa, è stata rifatta la misura.
E il K2 adesso risulta di poco più di un metro inferiore rispetto alla misura del 1996, e precisamente 8.609,022 metri. Un valore di due metri inferiore a quello (già arrotondato) che carte, libri e mappe riportano, ossia 8611 metri.
Il rilevatore sulla cima. I sistemi di misura degli ultimi anni sono dello stesso genere, sostanzialmente rilevatori Gps. L’ultima volta, lo strumento, concettualmente simile a quello che montato su molte auto, è stato portato in cima al K2 dall’alpinista pachistano Rehmat Ullah Baig e lasciato per più di 20 minuti a rilevare il passaggio dei satelliti.
Questi strumenti, oggi, sono superiori in precisione a quelli anche del passato più recente.
A che cosa dobbiamo la differenza? È piuttosto improbabile che la montagna abbia perso tanta quota in così poco tempo, anche per erosione, o che si sia tanto ridotto il manto ghiacciato che la ricopre. La risposta è probabilmente semplice: prima dei rilevatori satellitari, l'altezza di una cima veniva calcolata con una non facile triangolazione, sfruttando cioè la geometria, considerando angoli e distanze da punti le cui quote erano note e teoricamente esatte. E da qui, si suppone, si è generato l'errore.
L’attuale rilevamento è stato diretto da Giorgio Poretti con la collaborazione dell’Università di Trieste e ricercatori di vari enti e università pachistane. La spedizione ha verificato anche le quote dei vari campi lungo i percorsi di salita, trovando errori, nei dislivelli, anche di oltre 100 metri: sono, queste, informazioni che possono rivelarsi di importanza vitale per chi si impegna in una delle ascensioni più pericolose del mondo.
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