"Per fare una fotografia grande, ci vuole una macchina fotografica grande". Devono averlo pensato Jerry Burchfield, Mark Chamberlain, Jacques Garnier, Rob Johnson, Douglas McCulloh e Clayton Spada, i sei artisti americani che hanno realizzato “The Great Picture”, una foto panoramica di 32,6 x 9,5 m ottenuta con un singolo scatto su un’unica lastra sensibile.
Non chiamatela "macchinetta"
La superfoto è stata realizzata trasformando in macchina fotografica niente meno che… un hangar utilizzato dall’aeronautica come rimessa per aerei da caccia.
Aiutati da centinaia di volontari, i sei artisti hanno oscurato completamente l’interno dell’hangar sigillando ogni più piccola apertura dalla quale potesse filtrare la luce.
Al centro di una delle pareti hanno praticato quindi un foro del diametro di 6 millimetri, ottenendo così una gigantesca camera stenoscopica.
Sul lato dell’hangar opposto al foro, a 17 metri di distanza, hanno appeso la lastra fotosensibile: un grande telo di mussola cosparso con 80 litri di gelatina di argento.
Istantanea d'altri tempi
Fatto questo, Burchfield e i colleghi hanno "scattato" la fotografia aprendo il tappo che copriva il foro: la luce che vi è filtrata attraverso ha impressionato la pellicola dopo un tempo di esposizione di circa 35 minuti.
Per sviluppare l’immagine la pellicola è stata immersa in una vasca con 2300 litri di rivelatore, che dopo cinque ore è stato sostituito con 4500 litri di fissante. L’immagine è stata infine risciacquata con l'acqua corrente spruzzata da due idranti.
La foto ritrae il paesaggio di fronte all’hangar, cioè la base dei Marines di El Toro e le colline di San Joaquin, in California.
Il procedimento utilizzato dai 6 superfotografi non è affatto nuovo e nemmeno innovativo: tra i primi a teorizzare la stenoscopia, cioè il disegno con la luce in una camera oscura attraverso un foro, fu Leonardo da Vinci.
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