I traduttori lo sanno bene: il loro lavoro, quasi sempre nell'ombra e da alcuni persino definito semplicemente come "un lavoretto per arrotondare", quando è eseguito male può creare non pochi problemi. Se è vero che un'ottima traduzione tende a passare inosservata perché scorre bene, un testo mal tradotto renderà nel migliore dei casi difficoltosa e poco piacevole la lettura, nel peggiore arriverà addirittura a cambiare la storia.
Disegni a memoria. Uno degli esempi più emblematici di quanto un misunderstanding possa portare a svolte epocali fu descritto da Giovanni Bignami, astrofisico e divulgatore scomparso nel 2017, nel suo libro I marziani siamo noi.
Tutto iniziò quando Giovanni Virginio Schiaparelli (1835-1910), astronomo e direttore dell'Osservatorio di Brera per quasi quarant'anni, osservò per la prima volta Marte con il suo telescopio e iniziò a disegnarne la superficie. «A quel tempo all'oculare del telescopio si metteva appunto l'occhio, non una macchina fotografica o una telecamera, come oggi», scriveva Bignami, che sottolineava come ciò che si vedeva (o credeva di vedere) andasse poi disegnato in seguito a mano su un foglio. Agli occhi di Schiaparelli le diversità cromatiche viste sulla superficie del Pianeta Rosso erano attribuibili alla presenza di continenti e mari, questi ultimi uniti tra loro da canali.
Quel pasticciaccio brutto. Il successo del lavoro dell'astronomo italiano fu enorme, e le sue parole e i suoi disegni arrivarono fino oltreoceano: qui affascinarono un ricco diplomatico statunitense, Percival Lowell, che abbandonò la carriera diplomatica per investire sull'astronomia (il Lowell Observatory, sulle montagne dell'Arizona, è attivo ancora oggi). Prima di osservare con i suoi occhi il Pianeta Rosso, Lowell aveva letto dei fantomatici "canali" di cui parlava Schiaparelli, ma era stato tratto in inganno dalla traduzione (errata) inglese, che aveva reso "canali" non come channel (ovvero braccio di mare naturale) ma come canal, termine che implica un'origine artificiale del tutto assente nella versione italiana.
Fantascienza. Il pasticcio era fatto: dopo la morte di Schiaparelli, avvenuta nel 1910, Lowell iniziò a sciorinare teorie alquanto fantasiose sulla brulicante vita che animava il Pianeta Rosso. Grazie anche alla sua posizione sociale, nel 1911 Lowell riuscì a far annunciare da un titolo a tutta pagina del New York Times "I marziani costruiscono due immensi canali in due anni". Le fantasiose teorie nate da «uno svarione linguistico» vennero fortunatamente smentite poco dopo dalla fotografia astronomica, grazie alla quale si capì che la superficie di Marte non era affatto come Lowell l'aveva descritta.