Il tennis è uno sport in cui la psicologia ha un ruolo determinante, come dimostra la leggendaria rivalità tra il freddo calcolatore svedese Björn Borg e l'imprevedibile americano John McEnroe. Una competizione senza esclusione di colpi che si è consumata nel giro di quattro anni, tra il 1979 e il 1983, con 14 incontri e sette vittorie a testa, tenendo il mondo del tennis col fiato sospeso. Tutto iniziò il 5 luglio 1980 a Wimbledon, nella "partita del secolo": quattro ore d'incontro con sette match point annullati, immortalata nella pellicola Borg McEnroe (2017).
Scontro epico. "Quello a cui stiamo assistendo è qualcosa di unico. I tennisti sono delle rockstar. [...] Questa rivalità tra John e Borg spinge le persone a chiedersi: chi sono io? Il gentiluomo o il ribelle?", la frase rivolta da uno degli agenti di John McEnroe al padre del campione americano, rivela come quello di Wimbledon sia stato agli occhi del pubblico una sfida tra due mondi.
Freddezza vs imprevedibilità. L'irascibile McEnroe, con la sua frase "You cannot be serious" (Non dirai mica sul serio?) urlata contro arbitri e pubblico, era la tipica testa calda che si batteva contro l'ingombrante silenzio di un meccanismo di gioco perfetto e senza improvvisazioni, rappresentato dal metodico Borg.
Un lento logorio. Lo svedese vinse l'epico scontro a Wimbledon nel 1980, ma con quella sudata vittoria iniziò il suo declino, confermato nel 1981 agli US Open: i due rivali erano di nuovo in finale, ma quella volta McEnroe lo stracciò. La carriera dello svedese aveva rapidamente imboccato la parabola discendente e Borg, logorato anche psicologicamente dal rivale, nel 1983 lasciò il tennis, appendendo la racchetta al chiodo quando aveva appena 26 anni.