Proprio come i ruminanti (e molti altri animali), anche gli Isotteri - un ordine di insetti sociali comunemente noti come tèrmiti - sono dotati, nelle viscere, di batteri che distruggono il materiale vegetale di cui si nutrono. E proprio come il bestiame, uno dei sottoprodotti della loro digestione è il metano (CH4), gas a effetto serra 30 volte più potente del biossido di carbonio (CO2, anidride carbonica).
Un recente studio condotto nel nord dell'Australia, pubblicato su PNAS, suggerisce che le emissioni di metano tèrmiti - in sostanza, le loro puzzette - sono responsabili per circa l'1-3 per cento delle emissioni di metano che si producono in natura: per quanto possa sembrare poco, si tratterebbe pur sempre di qualcosa come 20 milioni di tonnellate di metano che fuoriescono dal posteriore degli insetti.
Non va tutto in aria. Il team di ricercatori dell'università di Melbourne e della Charles Darwin (entrambe in Australia), coordinati da Philipp Nauer, ha sviluppato nuove tecniche per comprendere la relazione tra metano e tèrmiti, giungendo anche a risultati inattesi.
La prima sorpresa, affermano i ricercatori, sta nel fatto che circa la metà di tutto il metano emesso dagli insetti viene distrutto da batteri presenti nei termitai prima di arrivare in atmosfera. «Questo accade perché il metano è una "fonte di energia"», spiega Stefan Arndt, uno dei ricercatori, «ed è metabolizzato dai batteri metanotrofi che vivono nel suolo e che lo usano come fonte di carbonio. Questi batteri non sono una peculiarità australiana, anzi: vivono nel terreno dei nostri giardini, nel suolo delle città, delle foreste, dei terreni agricoli... e naturalmente ci sono anche nei termitai.»
Complessità. Com'è facile immaginare, misurare con precisione i volumi di metano prodotti da un singolo termitaio è stato piuttosto difficile, anche perché la produzione, il trasporto e il consumo del gas avvengono contemporaneamente all'interno delle strutture.
«A differenza di altri terreni dove vi sono fonti di metano, come le risaie, ma dove la produzione, il trasporto e il consumo del gas avvengono in tempi e aree differenti, nel termitaio succede tutto dentro e tutto nello stesso tempo. Se a questo aggiungiamo che si tratta di strutture estremamente complesse, ramificate in camere e canali a non finire, si può ben capire quali siano state le difficoltà», spiega Philipp Nauer.
Come prima cosa è stato disposto un sistema fotogrammetrico ad hoc che ha permesso di "vedere" ad angolazioni diverse e di ricostruire poi i termitai in 3D, anche per misurare il volume dei tumuli in modo preciso.
Per mappare l'interno i ricercatori hanno fatto ricorso alla tomografia computerizzata, la TAC, appoggiandosi a strutture ospedaliere.
Per calcolare la quantità di metano metabolizzata dai batteri metanotrofi di un singolo tumulo sono state iniettate quantità note di CH4 insieme a un gas tracciante inerte, l'argon (Ar): quando poi la miscela è stata aspirata, la differenza di concentrazione tra i due gas ha dato la misura esatta del volume di metano consumato dai batteri. Questa fase, che ha preso in esame ben 29 tumuli, habitat di tre diverse specie di termiti, ha permesso di capire che i metanotrofi "si mangiano" circa la metà del metano espulso dagli insetti.
L'ultima fase, ancora in corso, è quella della generalizzazione: i ricercatori sono al lavoro su modelli che, da progetto, permettono di estendere i risultati della ricerca dai 29 termitai australiani al mondo intero, un lavoro che in base alle stime dovrebbe appunto portare a 20 milioni di tonnellate. I criteri e i metodi dello studio serviranno per capire meglio l'importanza delle emissioni di metano da parte di tutti gli animali e avere un quadro più preciso dell'impatto di questo gas a effetto serra sul riscaldamento globale.