Né paracadute né tuta alare, per il lancio di Luca Aikins, in caduta libera da 7.600 metri d’altezza, fino a centrare una rete di 30 metri di lato, posta a 61 metri da terra e trattenuta da 4 gru, che lo ha quasi delicatamente accompagnato a terra. Skydiver di professione, paracadutista acrobatico, Luca Aikins è il primo al mondo a eseguire un simile salto, durato complessivamente ben due minuti.
Il trucco c'è (ma è... pazzesco!) In genere, quando un paracadutista si lancia da un aereo in alta quota, precipita fino a raggiungere la ragguardevole velocità di 190 chilometri all’ora o più. Quando arriva a circa 760 metri da terra (al massimo!), apre il paracadute, che lo rallenta fino a depositarlo più o meno dolcemente al suolo.
Senza paracadute, Aikins ha invece continuato la folle corsa a una velocità ovviamente fatale per chiunque impattasse con qualunque superficie, terra o mare che sia. Ciò che ha fatto la differenza in questa impresa è stata la rete, appositamente dimensionata ma, soprattutto, magistralmente centrata dallo skydiver (altrimenti non saremmo qui a parlarne - non in questo modo, almeno).
Tuttavia, gli esperti sostengono che «individuare e dirigersi verso un punto di atterraggio, anche ci si trova in caduta libera, non è poi così difficile come si può pensare», ha per esempio affermato Jean Potvin, professore di fisica al College of Engineering della Saint Louis University (USA) e anch’esso paracadutista estremo.
Un piccolo aiuto alla freccia umana lo ha dato il GPS incorporato nel casco, che mostrava informazioni sulla traiettoria da tenere, sincronizzate tra l'altro con una serie di luci attorno alla rete, visibili anche dalla quota di lancio, che cambiavano colore da rosso (fuori bersaglio) a nere (ok, bersaglio in traiettoria).
"Una trovata ridicola e pericolosa", l'ha definita Michael Puroff, noto paracadutista
Target nel mirino. In caduta libera, Aikins si è più volte girato su se stesso aprendo braccia e gambe, in quelle che sono anche le evoluzioni tipiche del paracadutismo acrobatico. «La caduta è stata un poco rallentata da queste evoluzioni, che creano maggiore attrito con l’aria, ma non di molto: forse appena di poche decine di chilometri l'ora», spiega Nancy Koreen, della Parachute Association degli Stati Uniti: «diciamo che anziché essere arrivato a destinazione a 190 chilometri all’ora, Aikins ha toccato la rete a 160 chilometri all’ora.»
«Come sempre avviene, però», prosegue Potvin, «il paracadutista non si lancia sulla verticale del bersaglio, ma molto prima, e la caduta avviene secondo una classica traiettoria a parabola.
Quella di Aikins è stata ovviamente studiata a tavolino: lui, durante la caduta, ha fatto tutte le correzioni di rotta che riteneva necessarie proprio "navigando" nell'aria, aprendo e chiudendo braccia e gambe.»
In rotta perfetta sul centro del bersaglio, immediatamente prima dell’impatto con la rete Aikins si è girato supino, così che il suo corpo ha potuto flettersi in modo da assorbire parte del contraccolpo. L'enorme rete sospesa di cavi in polietilene, due volte più resistenti dell’acciaio, e con un sistema di ammortizzatori a gas compresso, ha infine fatto il resto, rallentando il "proiettile umano" un po' come accade con gli acrobati e le reti al circo (con le debite proporzioni, è naturale).