Curiosità

I Moai dell'Isola di Pasqua hanno anche il busto?

Le immagini delle teste monolitiche sono ormai virali. Ma che cosa c'è sotto?

Vedendo le immagini dei monolitici "testoni" dei Moai sull'Isola di Pasqua (Cile) ve lo sarete forse chiesti: ma quelle sculture hanno anche un busto? La risposta, piuttosto scontata per gli archeologi esperti di Rapa Nui, è un po' meno ovvia per i non addetti ai lavori.

Non solo testa. Gli 887 Moai che "sorvegliano" l'isola del Pacifico hanno un torso, piuttosto stilizzato, a sorreggere il capo. In alcuni casi la loro figura emerge completamente da terra - si stima che il monolite più alto, noto come Paro, si erga per circa 10 metri dal suolo. In altri, il corpo della statua giace sottoterra, e i 150 Moai più famosi si trovano sepolti fino alle spalle sul fianco di un vulcano. Per la loro collocazione suggestiva, sono anche i più ritratti nelle foto: ecco perché in molti credono che di queste statue non resti che la testa.

Il dorso di uno dei Moai, con alcune incisioni. © Easter Island Statue Project

Non è una novità. Gli archeologi sanno dell'esistenza del tronco di queste statue dall'epoca dei primi scavi sull'isola, nel 1914.

Un'altra importante campagna di scavi sui Moai fu eseguita negli anni '50, e nuovi scavi sono avvenuti nel 2010 (ma non sono stati gli unici: il sito dell'Easter Island Statue Project riporta tutte le ultime notizie sui lavori).

Palestrati. Qualche anno fa una catena di mail con foto vecchie e nuove dei colossi di pietra lavica, realizzati tra il 1100 e il 1500 dall'antica civiltà di Rapa Nui, "vendeva" la scoperta dei busti delle statue come una sensazionale scoperta archeologica: da qui la curiosità sul corpo delle sculture.

Negli ultimi giorni sono invece circolati buffi - e falsi - fotomontaggi che immaginano bicipiti scolpiti e addominali a tartaruga a sorreggere le teste. Mentre la realtà è ben diversa.

Come furono innalzati i Moai? Più interessante (e per certi versi misteriosa) è la spiegazione del modo in cui furono realizzate e innalzate le colossali teste di pietra.

Le statue sono alte anche 10 metri e pesanti fino a 80 tonnellate. Ma nei secoli in cui furono costruite (a partire dall’anno Mille) sembra non ci fossero sull’isola abbastanza persone per spostare pesi simili. Inoltre, gli esploratori videro un’isola priva di alberi (come è ancora oggi): come potevano le antiche popolazioni trasportare le statue senza usare leve e rulli di legno?

Analizzando i pollini depositati nei tre laghi dell’isola, gli archeologi hanno ricostruito i mutamenti ambientali di quel luogo, confermando che un tempo l’isola era coperta di foreste. I pollini rivelarono che le piante scomparse erano palme del Cile, che crescono fino a 20 metri d’altezza e hanno un fusto di 90 centimetri di diametro.

La scoperta confermò l’ipotesi fatta dall’esploratore Thor Heyerdahl nel 1955. Localizzate le cave dove giacevano diverse statue, in parte scolpite, furono ricostruiti i percorsi usati per trasportarle fino alle piattaforme dove sorgevanono i moai.

Fu stimato che un’intera statua richiedeva almeno un anno per essere scolpita e che per il trasporto fosse necessario il lavoro di 180 uomini. La statua veniva fatta scorrere su rulli e per sollevarla e posizionarla statua sul basamento in pietra si usavano grandi tronchi usati come leve.

Cosa significano? Resta invece ancora misterioso il significato delle statue. Forse rappresentano antichi sovrani o, come pensano oggi i ricercatori, simulacri di divinità, monoliti augurali portatori di benessere e prosperità dove essi volgono lo sguardo. Per questo nell’isola di Pasqua molti di essi sono rivolti verso il mare, da sempre fonte di vita per quel popolo di pescatori.

Per altri studiosi, invece, sarebbero offerte agli dèi, capaci di favorire eventi propizi, come la caduta della pioggia e la crescita di abbondanti coltivazioni.

Per altri ancora erano rappresentazioni dei capoclan o idoli per terrorizzare le masse durante le rivolte che si scatenarono quando le foreste, disboscate, provocarono conflitti interni tra i diversi clan presenti sul territorio.

14 aprile 2016 Elisabetta Intini
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