di Andrea Schwendimann
La Casa Bianca ha ufficialmente chiesto - venerdì scorso - a YouTube di rimuovere il trailer che ha causato le recenti violenze contro le ambasciate degli Stati Uniti in Medio Oriente. Ma stando al New York Times, il colosso del web non avrebbe nessuna intenzione di fare marcia indietro.
"Il testa a testa tra Google e la Casa Bianca solleva il problema della censura"
Un sottile cavillo
Il trailer del film “Innocence of Muslims” non viola i termini di servizio di YouTube in merito alla propaganda dell’odio perché si focalizza sulla religione mussulmana e non sulle persone che la praticano
Quattordici minuti - Il video, tra il dissacrante e lo scabroso, si prende dichiaratamente gioco della religione mussulmana in un periodo che certo non è dei più tranquilli per le popolazioni mediorientali. Le prime indagini lo avevano attribuito a Sam Bacile, un fantomatico imprenditore edile isrealo-americano della California, voce poi smentita dalle forze dell’ordine che, indagando, hanno scovato il vero finanziatore del progetto. Nakoula Basseley Nakoula è un californiano di confessione Copta, arrestato nel 1997 per la produzione di metanfetamine che avrebbe scritto il copione proprio durante il suo periodo di detenzione, per poi produrlo e pubblicarlo via Internet nel 2010.
La decisione - La decisione di Google di non accogliere la richiesta è comunque in linea con la policy di Mountain View che dal 2007 tiene conto delle leggi e della cultura locale per decidere se rimuovere contenuti da YouTube. Rachel Whetstone, vicepresidente per la comunicazione di Google, nella dichiarazione ufficiale afferma che: «Certi tipi di contenuti, nonostante siano legali ovunque, potrebbero essere inaccettabili in una determinata regione e allo stesso tempo ammissibili in un’altra. Siamo entusiasti dei nostri utenti e per questo cerchiamo di tenere sempre in considerazione ogni realtà e i bisogni della cultura a cui appartiene». Questa spiacevole vicenda pone quindi l’amministrazione Obama in una posizione scomoda e su YouTube già impazzano i quote a schermo a favore della libertà di espressione. Il “Freedom of Speech”, come lo chiamano oltre oceano, è un diritto inalienabile di ogni democrazia, ma forse a volte bisognerebbe pensarci due volte prima esercitarlo. (sp)